Progetto Casa Italia, prima fase al via

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Parte la prima fase del Progetto Casa Italia, lanciato all’indomani del terremoto nel Centro Italia con l’obiettivo di coordinare e integrare tra i vari enti le attività di promozione della sicurezza sugli edifici. L’idea è quella di costruire una mappa dei rischi su tutto il territorio nazionale e un data base integrato sulle caratteristiche degli edifici.

Istat, Ministeri dell’Economia, dei Beni culturali, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dell’Istruzione, Ispra, Enea, Cnr, Mattm, Ingv, Agenzia delle entrate, sono gli enti che saranno coinvolti in questa attività di coordinamento.

Scopo ultimo è chiaramente quello di ridurre la vulnerabilità degli edifici, sviluppare la resilienza delle comunità e assicurare la vivibilità degli insediamenti.

Il progetto al via prevede:
soluzioni costruttive innovative per aumentare la sicurezza degli abitanti in caso di rischio sismico, mantenendo abitabile l’edificio anche in fase di intervento;

– l’elaborazione di linee guida come riferimento per gli interventi sull’intero territorio nazionale;

– la riflessione “dal basso” sulle politiche adottate in passato per promuovere la sicurezza del territorio;

– il coinvolgimento sul tema della sicurezza a livello locale e nazionale.

Si partirà con dieci cantieri sperimentali in altrettanti comuni, in cui si impiegheranno metodi diagnostici e soluzioni progettuali innovative con interventi non invasivi. Questa sperimentazione iniziale coinvolgerà edifici residenziali di proprietà pubblica.

Catania, Reggio di Calabria, Isernia, Piedimonte Matese, Sulmona, Sora, Foligno, Potenza, Feltre, Gorizia, sono i comuni che sono stati scelti per questa prima fase. I criteri di selezione, secondo quanto pubblica ingegneri.info, sono stati:
pericolosità sismica, privilegiando comuni localizzati nelle aree a più alta pericolosità sismica;
molteplicità delle fonti di pericolo, selezionando comuni che uniscano al rischio sismico quello idrogeologico e, in almeno uno dei casi, fenomeni di tipo vulcanico o di maremoto;
caratteristiche sociali e demografiche, con l’obiettivo di attuare la sperimentazione in aree che uniscano alle problematiche ambientali anche alcuni aspetti significativi di vulnerabilità sociale e di esposizione demografica;
dispersione territoriale, limitando i casi a non più di uno per Regione.

I comuni appartenenti alle aree interessate da fenomeni sismici importanti dal 2009 ad oggi sono stati esclusi dalla selezione per non interferire con azioni di ricostruzione già in corso.

Questi primi dieci interventi costeranno complessivamente circa 25 milioni di euro, risorse che il Governo ha già individuato.

 

Foto credit: Alessandro Giangiulio

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