Una nuova edilizia contro la crisi

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Se c’è un settore che più degli altri ha pagato la crisi degli ultimi anni è quello edile, che ha visto dal 2008 ad oggi la perdita di più di 600mila posti di lavoro. C’è però una nuova edilizia, già al lavoro, che può rappresentare la risposta alla crisi e il rilancio dell’economia interna: il settore delle ristrutturazioni.

Secondo uno studio del CRESME e Fondazione Symbola, “Una nuova edilizia contro la crisi”, nel 2016 su 500.000 annunci immobiliari analizzati, mediamente le abitazioni ristrutturate immesse sul mercato hanno un valore del 29% superiore a quelle non ristrutturate.

Inoltre le abitazioni ristrutturate hanno un prezzo medio superiore anche al prezzo medio delle abitazioni nuove: una abitazione ristrutturata in Italia viene posta sul mercato mediamente al valore di circa 300.000 euro, mentre una non ristrutturata è messa sul mercato al valore di 233.000 euro e una abitazione nuova al prezzo di circa 280.000. La ristrutturazione di una abitazione, di un edificio, ha quindi effetto non solo sulla qualità della vita, non solo sul mercato delle costruzioni, ma anche sul valore del patrimonio. È su questi elementi che si stima come gli interventi di riqualificazione costituiscano una possibilità considerevole di incremento della ricchezza del Paese.

In questo quadro un ruolo determinante è stato svolto dagli incentivi fiscali per le ristrutturazioni messi in campo negli ultimi anni: solo nel 2016 i lavori di manutenzione straordinaria del patrimonio residenziale incentivati sono stati pari a 28,2 miliardi, rappresentando circa il 57% dei lavori di manutenzione straordinaria svolti in Italia. Negli ultimi quattro anni gli investimenti incentivati hanno poi generato poco meno di 270mila posti di lavoro diretti ogni anno.

È chiaro quindi che gli incentivi esistenti possano svolgere un ruolo di sostegno dell’economia, ma è importante implementare la consapevolezza che è necessario mettere in sicurezza il patrimonio edilizio italiano, soprattutto in termini di riduzione del rischio sismico. Dallo studio emerge che solo il 76% degli italiani conosce l’Ecobonus e appena il 15% afferma di averne usufruito. Il 46% degli italiani invece non conosce il Sismabonus.

La messa in sicurezza antisismica è però giudicata “molto importante” dal 56% degli intervistati e “importante” da un altro 30%. Oltre il 70% degli italiani è disposto a spendere di più per un’abitazione che consumi meno o che dia maggiori garanzie contro il rischio sismico: il 73% degli intervistati è disposto a spendere di più per l’acquisto o l’affitto di un’abitazione che garantisca minori consumi energetici, mentre il 77% degli intervistati spenderebbe di più per la sicurezza antisismica.

Questo mercato non può dunque più essere letto solo attraverso la variabile “edilizia”, ma attraverso l’integrazione tra costruzioni, impianti e servizi.

“La crisi non ha semplicemente messo in pausa l’economia: il cammino delle imprese e quello dei cittadini non riparte da dove si era fermato. – si legge nel comunicato di Symbola e CRESME a firma Lorenzo Bellicini ed Ermete Realacci – La crisi ha posto all’ordine del giorno nuovi bisogni cui far fronte con risposte nuove. Per accettare le sfide che il presente e il futuro ci pongono, l’Italia deve fare quello che meglio di ogni altro Paese sa fare, l’Italia deve fare l’Italia e tenendo insieme bellezza e tecnologia, innovazione e tradizioni, coesione sociale e competitività potrà dare a queste domande risposte adeguate. L’edilizia di cui parliamo in questo report può essere una di quelle risposte.”

 

Foto credit: Erich Ferdinand

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