Per “area urbana degradata” il bando intende le aree con un alto indice di disagio sociale (definito in base a tasso di disoccupazione, tasso di occupazione, tasso di concentrazione giovanile, tasso di scolarizzazione) e indice di disagio edilizio (basato sullo stato di conservazione degli edifici).
Saranno finanziabili progetti per la riqualificazione dei beni pubblici e privati:
– che assolvono ad un interesse pubblico anche di valore storico o artistico con riferimento al miglioramento della qualità del decoro urbano;
– per l’attivazione di servizi volti ad assicurare la protezione e l’accoglienza di adulti e minori vittime di violenza, tratta, sfruttamento e abusi sessuali;
– per lo sviluppo di servizi volti a sostenere l’attrattività della scuola e l’orientamento formativo dei giovani, comprese idonee attrezzature per disabili;
– per l’attivazione di servizi per le esigenze della famiglia, per la cura dei bambini e degli anziani;
– per l’attivazione di servizi di mediazione culturale volti alla riduzione della marginalità e del disagio anche della popolazione immigrata;
– per garantire la salubrità e la sicurezza dell’abitare, il risparmio energetico, la mobilità alternativa, il ciclo virtuoso dei rifiuti, la sostenibilità ambientale complessiva degli interventi;
– per stimolare l’insediamento di nuove attività imprenditoriali giovanili.
I progetti, che posso essere inviati tramite specifica “Domanda d’inserimento nel Piano Nazionale” via posta PEC entro il 30 novembre prossimo, e saranno valutati in base a quattro criteri:
– riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale;
– miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche mediante interventi di ristrutturazione edilizia;
– tempestiva esecutività degli interventi;
– capacità di coinvolgimento di soggetti e finanziamenti pubblici e privati e attivazione di un effetto moltiplicatore del finanziamento pubblico nei confronti degli investimenti privati.
Foto credit: Simonetta Viterbi