Un piano di ristrutturazioni per l’edilizia residenziale e alcune regole più stringenti per gli edifici di nuova costruzione: cosa dichiara il provvedimento “Case Green”
Dal 2028 gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero; dal 2030 l’obbligo si applicherà anche alle strutture residenziali. Ecco due delle più importanti novità dell’EPBD, Energy performance of building directive, più comunemente noto come Direttiva Case Green.
Dopo quasi un anno di trattative si chiude il percorso del provvedimento, che adesso aspetta solo l’approvazione formale del Consiglio Europeo per essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore. Il 12 marzo 2024, infatti, il testo ha ricevuto il via libera del Parlamento UE con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti.
L’obiettivo della Direttiva Case Green è raggiungere la neutralità climatica nell’Unione Europea entro il 2050, promuovendo la riqualificazione del patrimonio edilizio e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici. Per questo, dopo l’ufficializzazione del provvedimento, i 27 Paesi membri dell’UE avranno due anni di tempo per adeguare le loro normative agli ordinamenti green.
Indice
I termini del provvedimento
La Direttiva Case Green ha fatto molto discutere sin dalla prima comparsa. Ad essere criticate erano soprattutto le tempistiche, che molti consideravano irrealistiche, e il metodo di valutazione dell’efficienza energetica, che prevedeva una scala unica e universale per tutti gli Stati membri.
I diversi negoziati tra il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento Europeo e la Commissione Europea hanno però “ammorbidito” il quadro normativo. La Direttiva Case Green, così com’è stata approvata adesso, contempla una serie di obiettivi intermedi, termini più estesi e in generale delle norme meno stringenti.
Secondo i dati dell’EPBD ad essere riqualificato è il 43% degli immobili meno efficienti. La ristrutturazione permetterà così di ridurre i consumi del 55%. Per questo, entro il 31 dicembre 2025 i Paesi UE dovranno presentare alla Commissione Europea un piano nazionale di ristrutturazione.
Per tutti gli Stati membri dell’Unione Europea è previsto un finanziamento totale di 152 miliardi di euro. Non si tratta però di un regalo, ma di fondi ridistribuiti da altre voci di spesa.
In questo modo, per gli edifici residenziali si prevede di ridurre i consumi energetici del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per le strutture non residenziali, invece, la ristrutturazione dovrà coinvolgere almeno il 16% degli edifici entro il 2030 e il 25% entro il 2035.
Nel caso di nuove costruzioni, tutti gli edifici pubblici dovranno essere a zero emissioni a partire dal 2028. Dal 2030 la normativa si applicherà anche alle nuove costruzioni residenziali private.
Le sfide per l’Italia
Il nostro Governo sembra già impegnato a mappare le costruzioni più obsolete. Aver lasciato ad ogni Stato la possibilità di scegliere in autonomia le modalità e gli strumenti di intervento è forse l’aspetto più importante della Direttiva Case Green, anche se, d’altro lato, questo potrebbe far sorgere alcune perplessità.
L’EPBD, infatti, afferma di dover intervenire sulle costruzioni più energivore, ma non indica con esattezza quali siano. Dalle indagini recenti, infatti, sappiamo che in Italia ci sono circa 5 milioni di edifici con prestazioni energetiche nelle classi E, F e G.
Per il Ministro dell’Ambiente Picchetto Fratin la Direttiva non tiene pienamente conto delle specificità italiane e coordinare gli interventi su tutto il territorio nazionale potrebbe essere complicato. Secondo il Centro Studi del CNI la prima parte delle ristrutturazioni coinvolgerebbe 11,8 milioni di alloggi in uso e quindi altrettante famiglie.
A partire dall’entrata in vigore del provvedimento, il Governo avrà un paio di anni per adeguare le normative e sostenere i cittadini nella riqualificazione energetica del parco immobiliare. Pur con i bonus disponibili, i risvolti sociali della Direttiva Case Green non possono essere trascurati. Nel nostro Blog abbiamo già presentato una stima dei costi di ristrutturazione per immobile. In media si parla di cifre da 40 a 60 mila euro per appartamento, ma il prezzo aumenta se agli interventi di efficientamento energetico si sommano quelli per il miglioramento sismico.
Altre misure ed esclusioni
La Direttiva Case Green include una serie di obblighi per rendere i nuovi edifici “solar-ready”, cioè adatti a ospitare impianti fotovoltaici sui tetti. Inoltre, si prevede una strategia per ridurre l’uso dei combustibili fossili: dall’1 gennaio 2025 verranno infatti sospesi gli incentivi per le caldaie alimentate solo a metano.
Attualmente il testo non indica particolari sanzioni per chi non adegua gli immobili entro i tempi stabiliti. Tuttavia, è compito dei singoli governi decidere quali provvedimenti applicare, oltre alla perdita automatica di valore degli immobili non conformi alle normative.
Restano comunque esclusi dagli obblighi dell’EPBD:
- gli edifici vincolati e protetti;
- gli immobili storici;
- gli edifici temporanei;
- le chiese;
- le abitazioni indipendenti con una superficie minore di 50 mq;
- le case vacanza, cioè le seconde abitazioni occupate per meno di 4 mesi all’anno.
È prevista anche la possibilità di esentare l’edilizia sociale pubblica quando i lavori di riqualificazione farebbero aumentare gli affitti in modo sproporzionato, rispetto al risparmio conseguibile in bolletta.
Fonti:
- Il Sole 24 Ore, “Case green, il Parlamento Ue approva la direttiva: dal 2040 stop alle caldaie a gas” di Giuseppe Latour;
- BibLus, “Direttiva case green: ok definitivo del Parlamento UE, ecco cosa prevede”;
- Qui Finanza, “Case Green, le tappe della direttiva, chi sarà coinvolto e come cambieranno i bonus” di Matteo Paolini;
- EdilTecnico, “CNI: occorre definire il Piano nazionale di ristrutturazione Case Green”.