Siccità e alluvioni: come rendere le nostre città più resistenti?

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Alluvione in città, auto bloccate dall'acqua
Foto di Chris Gallagher su Unsplash

Il cambiamento climatico rende necessarie nuove strategie volte a salvaguardare i centri urbani. Una soluzione è quella delle città spugna, capaci di raccogliere e riutilizzare l’acqua piovana

Negli ultimi anni, i danni strutturali causati dagli eventi meteorologici estremi sono diventati sempre più frequenti a causa della crisi climatica che coinvolge il nostro pianeta. Secondo un report di Meteored Italia, nel 2023 sono stati registrati 378 eventi di questo tipo, con un aumento del 22% rispetto al 2022. Fenomeni come alluvioni, mareggiate, frane e ondate di caldo anomalo hanno causato ingenti danni economici e purtroppo anche numerose vittime.

La coesistenza di siccità e inondazioni terrene presenti in diverse regioni italiane – tra cui l’Emilia Romagna che ne è stata colpita lo scorso maggio – riflettono le sfide da dover affrontare a causa della crisi idrica in corso.

“Quest’anno sono due le “parole climatiche” più ripetute: alluvioni e temperature record. Tra i casi più drammatici le due alluvioni che hanno sconvolto l’Emilia-Romagna nel mese di maggio”. Condividiamo le parole del giornalista di Meteored: questi eventi hanno messo in luce l’importanza di un’adeguata pianificazione urbana e di soluzioni innovative, come il concetto di “città spugna” che affronteremo nel nostro articolo di approfondimento.

Indice

Causa ed effetto: il concetto di alluvione e siccità

Sebbene apparentemente sembrano fenomeni atmosferici opposti, alluvioni e siccità hanno un elemento comune: il cambiamento climatico.

L’alluvione si verifica quando piogge intense e prolungate sommergono aree normalmente asciutte e non coperte da acqua, superando la capacità di assorbimento del terreno e dei sistemi di drenaggio urbano come fiumi e torrenti. Ciò può comportare inondazioni devastanti che danneggiano le infrastrutture e i territori.

La siccità, al contrario, è caratterizzata da una prolungata carenza di risorse idriche, che può durare mesi o anni. La mancanza di pioggia causa l’essiccamento del suolo, rendendolo compatto e impermeabile, e aumentando il rischio di incendi e danni agli ecosistemi.

Negli ultimi anni l’Italia sta affrontando una situazione climatica paradossale: periodi di piogge torrenziali alternano lunghi periodi di siccità, mettendo a dura prova i terreni e le città. Tuttavia le acque piovane, se raccolte e riutilizzate correttamente, potrebbero essere utili per affrontare i periodi di siccità, caratterizzati, al contrario, da una prolungata mancanza di pioggia che impoverisce le riserve idriche.
Le cause di questi fenomeni sono riconducibili anche all’intervento umano e alla scarsa manutenzione dei corsi d’acqua aumentando così il rischio di alluvioni.

Per affrontare queste sfide, è essenziale adottare soluzioni innovative e una gestione sostenibile delle risorse idriche. La pianificazione urbana deve includere strategie per la raccolta e l’utilizzo efficiente delle acque piovane, mentre la manutenzione dei corsi d’acqua e la riduzione degli sprechi idrici devono diventare una priorità. Solo attraverso un approccio integrato e sostenibile sarà possibile proteggere l’ambiente, garantire la sicurezza delle comunità e sostenere l’economia nel lungo termine.

Abbiamo bisogno di città spugna per combattere il cambiamento climatico

Architetti e ricercatori sostengono che una delle ipotesi per poter contenere i disastri provocati dalle alluvioni come le perturbazioni violente e le inondazioni che ne conseguono, è quello di progettare le città spugna, un concetto di Smart City che mira a trasformare gli spazi urbani in sistemi capaci di assorbire e gestire l’acqua piovana in modo efficiente, utilizzandola come risorsa rinnovabile per contrastare i periodi di siccità terrena. Per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e non distruggere i nostri terreni abbiamo bisogno di sponge city.

Una delle problematiche da affrontare è la struttura delle nostre città, coperte prevalentemente da asfalto e cemento: i terreni faticano a gestire l’acqua piovana, specie nei periodi di forti temporali. Questa viene rapidamente smaltita e dispersa senza la possibilità di poterla conservare.

Al contrario, la città spugna nasce dall’idea di rallentare il deflusso dell’acqua nel verificarsi di un violento temporale, attraverso soluzioni architettoniche e spazi appositamente progettati per permettere all’acqua di penetrare nel suolo, finire nelle falde acquifere o essere raccolta in serbatoi artificiali.

Pertanto, diventa necessario impiegare con più moderazione il cemento e l’asfalto nelle nostre strade e infrastrutture, proprio a causa della loro proprietà di rendere il terreno urbano impermeabile e di conseguenza non riuscire a trattenere l’acqua piovana. Gli spazi verdi, oltre a fungere da aree ricreative, dovrebbero essere riconsiderati come punti fondamentali per l’infiltrazione dell’acqua nel sottosuolo.

Convertire le città italiane in città spugna non è un’operazione del tutto semplice: il territorio è estremamente diversificato e le soluzioni per migliorare l’assorbimento dell’acqua devono essere adattate alle specifiche caratteristiche del suolo, alla presenza di corsi d’acqua e alla topografia territoriale.

E in Italia?

Modena ha già fatto passi avanti in questa direzione aderendo al progetto Grow Green. Questo prevede un’analisi dettagliata dei sistemi di drenaggio urbano per poter sviluppare, successivamente, una strategia volta a contenere gli effetti degli degli allagamenti, dimostrando un impegno concreto nella promozione di soluzioni sostenibili per la gestione delle risorse idriche.

Altre città italiane stanno seguendo il suo esempio: sostenuta dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che finanzia progetti per città spugna e la realizzazione di nuove infrastrutture, Milano è stata inserita nel progetto per coinvolgere il capoluogo lombardo e altri 133 comuni per un totale di oltre 3 milioni di abitanti. Il progetto prevede 90 interventi in 32 comuni, tra cui la creazione di nuove aree alberate, bacini di detenzione dell’acqua, canali di drenaggio con vegetazione, sistemi di infiltrazione profonda dell’acqua e l’installazione di pavimentazioni drenanti.

Queste iniziative puntano a migliorare la gestione dell’acqua piovana e a ridurre l’impatto delle condizioni meteorologiche estreme. I fondi stanziati dal PNRR dovranno essere spesi entro il 30 giugno 2026.

Bosco Verticale a Milano, il progetto dell'architetto Stefano Boeri
Foto di Polina Chistyakova via Pexels

Sebbene possa sembrare principalmente un’opera di design e architettura, il Bosco Verticale progettato dall’architetto Stefano Boeri svolge un ruolo fondamentale in questo senso: le piante e gli alberi che ricoprono le sue facciate aiutano a trattenere l’acqua piovana, riducendo il deflusso superficiale e contribuendo all’assorbimento dell’acqua nel suolo. Questo approccio innovativo dimostra come l’integrazione del verde urbano possa supportare le città spugna, migliorando la resilienza urbana e lottando affinché il cambiamento climatico non stravolga i nostri territori.

Fonti:

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