Borghi fantasma: storia di edifici abbandonati

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borghi fantasma

La Sicilia, ricca di storia e cultura, nasconde tra le sue colline un tesoro poco conosciuto: i borghi fantasma. Questi insediamenti, un tempo brulicanti di vita, oggi sono silenziosi testimoni di un passato che sfuma nella leggenda. Proviamo ad esplorare insieme questi luoghi suggestivi, dove il tempo sembra essersi fermato.

Indice

Villaggi Schisina: un progetto ambizioso mai realizzato

Negli anni ’50, la Regione Sicilia concepì un ambizioso progetto di riqualificazione urbana: i Villaggi Schisina. L’idea, gestita dall’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS), prevedeva la creazione di sette insediamenti rurali destinati ai contadini. L’obiettivo era duplice: fornire abitazioni e redistribuire i vecchi latifondi.

Il progetto comprendeva sette villaggi:

  • Borgo San Giovanni;
  • Bucceri-Monastero;
  • Pietra Pizzuta;
  • Malfìtana;
  • Piano Torre;
  • Morfia;
  • Schisina (villaggio centrale di tipo A e centro amministrativo).

Nonostante le buone intenzioni, il progetto si rivelò un fallimento. I contadini rifiutarono le abitazioni per diverse ragioni, le principali erano da ricondursi alle dimensioni assai ridotte (solo una stanza da letto e una cucina), la mancanza di elettricità e l’assenza di acqua corrente.

Oggi, questi villaggi rimangono oggi come testimonianza silenziosa di un’idea di sviluppo rurale che non riuscì mai a concretizzarsi.

Gibellina e Poggioreale: le città fantasma nate dal terremoto 

Il terremoto del Belice del 1968 segnò profondamente il destino di molti comuni siciliani. Tra questi, sicuramente bisogna citare Poggioreale, il più grande paese fantasma della Sicilia.

Il terremoto causò un elevato numero di vittime e dispersi, privando centinaia di migliaia di persone delle loro abitazioni. Oggi Poggioreale è disabitato poiché i suoi abitanti, scoraggiati dai costi elevati della ricostruzione, preferirono trasferirsi in comuni vicini. Anche se nella vecchia Biblioteca Comunale è stato allestito un museo etno-antropologico che commemora la storica popolazione agricola e testimonia le attività lavorative che svolgevano.

Nel territorio di Gibellina, anch’essa devastata dal sisma, sorge il Cretto di Burri. Quest’opera dell’artista Alberto Burri, una vasta distesa di cemento bianco, simboleggia la rinascita della città attraverso l’arte.

Questi luoghi, sospesi tra passato e presente, ci ricordano la fragilità delle nostre costruzioni e l’importanza di tecniche edilizie antisismiche moderne.

Foto via Wikipedia

Borgo Borzellino: tra passato agricolo e futuro incerto

Situato lungo la statale Palermo-Sciacca, nel cuore dell’Alto e Medio Belice, Borgo Borzellino si erge come uno dei borghi fantasma più affascinanti della Sicilia. La sua storia è un intreccio di riforme sociali e sogni di rinascita.

Negli anni Cinquanta il borgo fu abbandonato a causa della riforma agraria, che distribuì le terre ai braccianti agricoli, trasformandoli in piccoli imprenditori e indebolendo il potere dei latifondisti. Nei decenni successivi, numerosi interventi di manutenzione straordinaria furono eseguiti per riparare i danni bellici e sostituire i materiali di scarsa qualità.

Nel 2010 un piano di riqualificazione prometteva di trasformare Borgo Borzellino in un polo turistico e culturale: con un investimento di circa 5 milioni di euro, il piano prevedeva la riqualificazione degli edifici e degli spazi esterni per realizzare un cineforum, un teatro e spazi musicali ed espositivi. Nonostante l’approvazione ufficiale, il borgo rimane ancora oggi abbandonato.

Foto via Palermo Today

Borgo Cunziria: un antico centro produttivo

In provincia di Catania sorge Borgo Cunziria, un emblematico esempio di architettura rurale dell’800. In questo borgo, il cui nome in dialetto siciliano significa “conceria”, venivano lavorate le pelli animali nelle apposite botteghe. Oltre a rappresentare un importante sito di produzione, Borgo Cunziria si distingue anche per il suo ingegnoso sistema di canalizzazione, testimoniando l’innovazione architettonica dell’epoca. Le abitazioni del borgo ospitavano i lavoratori e le loro famiglie.

La rigenerazione urbana dei borghi “fantasma” potrebbe diventare l’opportunità per valorizzare il patrimonio culturale della Sicilia. La costruzione di spazi espositivi o musei potrebbe trasformare questi luoghi in destinazioni turistiche e culturali, dimostrando come innovazione e tecnica possano integrarsi con il patrimonio storico, contribuendo alla conservazione e valorizzazione dei borghi ormai perduti.

Foto via Wikipedia
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