Dal 1 gennaio 2014 i professionisti saranno obbligati a utilizzare il POS (Point of Sale) per i pagamenti dei loro clienti. A stabilirlo il Decreto Sviluppo Bis, ovvero il decreto sulla digitalizzazione dell’Italia fortemente voluto dal Governo Monti. Obiettivo: combattere l’evasione fiscale accrescendo la quantità di pagamenti in moneta elettronica.
Architetti e ingegneri hanno accolto la novità con critiche e dubbi.
Il Consiglio nazionale degli architetti (Cnappc) ha già chiesto al Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, al Ministro dell’Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni e al Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, di escludere la propria categoria dal decreto. Varie le ragioni addotte, tra queste il fatto che i pagamenti anche minimi delle attività professionali del settore sono normalmente superiori ai massimali della carta di debito, oltre ai costi di acquisto, installazione e canone che aggravano le spese dei professionisti.
“Le attività professionali di progettazione, direzione dei lavori, adeguamento funzionale e impiantistico, ristrutturazione, ampliamento, edificazione, responsabilità delle sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, collaudo statico e collaudo tecnico-amministrativo, solo per citare quelle più frequenti, non posseggono quei costi minimi tali da poter essere retribuite con carte di debito” scrive il Cnappc. “Appaiono quindi inattuabili, nella pratica, le disposizioni di legge citate per la categoria professionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, che si vedrebbero costretti a sostenere i soli costi fissi per la attivazione e gestione del POS, a fronte di un suo totale inutilizzo”. In alternativa il Consiglio nazionale degli architetti propone altri strumenti di tracciabilità del denaro privi di costi per i professionisti, quali il bonifico bancario o carte di credito e di debito virtuali.
Gli ingegneri dal canto loro annunciano battaglia. “Siamo nettamente contrari” afferma con decisione il presidente del CNI, Armando Zambrano. “Questa norma impone un ulteriore balzello a carico dei professionisti. Inoltre, non ha nessuna finalità di lotta all’evasione e al sommerso, in quanto la quasi totalità delle prestazioni professionali ha una soglia di valore superiore ai 1000 euro, oltre la quale già ora tutti i pagamenti devono essere tracciabili e quindi fatti con sistemi di pagamento quali assegni o bonifici”.
A sostegno della propria posizione Zambrano dichiara che gli onorari dei professionisti sono già stati ridotti al lumicino dall’abrogazione delle tariffe e dalla crisi del mercato. “Noi non siamo contrari alla tracciabilità e alla lotta all’evasione,” prosegue “ma tale lotta non può essere utilizzata come paravento per taglieggiare ulteriormente un sistema professionale che affronta una crisi drammatica senza alcun sostegno pubblico, a differenza di molti altri settori produttivi quali lo stesso settore bancario”.
Foto credit: Philip Taylor PT