Stadi senza spettatori, gallerie senza strada, dighe senza acqua, ospedali senza medici e pazienti, scheletri di cemento abbandonati su bellissime spiagge. L’italia è tristemente ricca di opere incompiute ed ecomostri che ne deturpano territori di estrema bellezza. Più di 600 esempi di spreco economico e umano.
Il Ministero delle Infratrutture e dei Trasporti ha finalmente attivato da qualche settimana il Sistema Informatico di Monitoraggio delle Opere Incompiute (SIMOI) creato con l’obiettivo di coordinare a livello informativo e statistico i dati sulle opere pubbliche incopiute per individuare soluzioni per il loro completamento o riutilizzo.
Alla Sicilia appartiene il primato italiano per il numero di ecomostri ed incompiute: circa 160 opere che con loro bellezza decadente denunciano una storia di sprechi e di speculazione edilizia, di saccheggio del territorio che si potrebbe definire trasversale, perchè portato avanti con la collaborazione o la connivenza di amministrazioni locali di ogni colore politico.
Qualche hanno fa un gruppo di artisti milanesi “Alterazioni video” composto da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erembourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri, con la collaborazione di Enrico Sgarbi e Claudia D’Aita decise di dedicarsi a questo tema spinoso e da molti ignorato, forse perché considerato senza soluzione e ormai consolidato nel nostro panorama visivo.
Punto di partenza proprio la Sicilia, dove da un censimento Alterazioni video è giunto alla creazione di un osservatorio partecipato sul fenomeno,
di un festival e di un Parco dell’Incompiuto Siciliano con relativo tuor turistico. Obiettivo non una museificazione, ma il desiderio di raccontare questi luoghi e attivare processi di recupero e riutilizzo.
Difficile se non impossibile quantificare le cifre di questi sprechi, spesso finanziati a più riprese con finanziamenti pubblici, così come difficile pianificarne la demolizione dati i costi della distruzione e dello smaltimento degli inerti.
La scorsa estate due degli esempi più osceni presenti sul territorio siciliano sono stati abbattuti. Si tratta degli scheletri di Lido Rossello nel Comune di Realmonte in provincia di Agrigento, tre palazzine mai finite sulla spiaggia di una baia di grande suggestione per la sua bellezza naturalistica; e, a pochi chilometri di distanza, dello scheletro di 6.000 metri cubi che per vent’anni ha deturpato la bellezza della spiaggia di Scala dei Turchi.
Una conquista importante, ma insufficienti visto il numero di ecomostri ancora in piedi in tutta l’isola. Un esempio su tutti la città Giarre, che con 12 architetture incomplete detiene il titolo di capitale mondiale dell’incompiuto.
Mentre si avvia il progetto ministeriale intanto National Geographic Italia affida il rilevamento di questi dati al senso civico e alla creatività dei cittadini, che posso inviare un proprio contributo fotografando le opere fantasma e costruendo così insieme una mappatura nazionale.
Nelle prossime settimane anche noi proveremo a raccontare ecomostri ed incompiute siciliane, per questo vi invitiamo a segnalarci nei commenti le architetture abbandonate che deturpano i vostri luoghi.
Foto di Alberto Cima