Giarre, cittadina alle pendici dell’Etna, gode dell’infausto titolo di capitale mondiale dell’incompiuto. Sono, infatti, ben nove le architetture mai completate che ne deturpano il paesaggio: dalla casa albergo per anziani al parcheggio multipiano, dal centro polifunzionale al Teatro Nuovo, dal parco pubblico Chico Mendez al mercato dei fiori, dalla piscina regionale senza acqua al campo di polo a metà.
E’ proprio in questa struttura che fa sosta questa volta il nostro viaggio tra le incompiute e gli ecomostri siciliani. Si tratta di un impianto faraonico che secondo il progetto iniziale avrebbe dovuto ospitare circa 20.000 spettatori. Un numero spropositato se si pensa che Giarre ha una popolazione di circa 27.000 abitanti. Ma non è l’unica assurdità: il polo, sport con mazze e cavalli dei reali e dei ricchi britannici, è uno sport poco praticato in Italia, quasi per nulla in Sicilia. Perché allora pensare alla costruzione di uno stadio così imponente per uno sport quasi sconosciuto?
Semplice: perché nel 1984 il Coni mette a disposizione dei fondi pubblici destinati alla promozione di sport poco diffusi tra cui, appunto, il polo. L’amministrazione locale non si fa scappare l’occasione e si aggiudica il finanziamento. I lavori cominciano nel 1990, ma nel 1997 vengono interrotti e non sono mai stati riavviati. La causa? Problemi strutturali.
7,5 miliardi di lire, che corrispondono circa a 9 milioni di euro, spesi quindi per realizzare assurdità, tra cui una tribuna con gradini fuori norma e una pendenza inagibile, che causa appunto la sospensione dei lavori, e costringe il Comune a murarne le scale di accesso per scongiurare disgrazie.
Da allora è tutto fermo, la costruzione bloccata, lo stadio abbandonato al degrado e un’ipotesi di demolizione mai pensata concretamente. Non si sono mai svolti nè una partita, nè un allenamento, i cavalli non hanno mai calpestato il campo, non cavalli veri almeno.
Nel dicembre 2011 l’associazione giovanile giarrese Effetto Domino e Incompiuto Siciliano, insieme ad un gruppo di studenti del Politecnico di Milano, hanno organizzato una partita fittizia, dal chiaro intento di denuncia, con tanto di stampa e rappresentanti delle amministrazioni locali. A giocare la prima partita mai disputata nel campo, però, ragazzi con indosso cartoni raffiguranti delle teste di cavallo.
Foto credit: Incompiuto Credito