La Sicilia, lo si ammette tristemente, non è l’unica terra di conquista del Paese per il cemento illegale, seguita a braccetto da Campania e Puglia. Prima e seconda regione per incidenza del fenomeno secondo i numeri del Rapporto Ecomafia 2013 sui reati legati all’edilizia.
Solo in Puglia, tra abusivismo, appalti, cave e altre fattispecie criminali, nel 2012 le Forze dell’ordine hanno accertato 640 reati (il 10% del totale nazionale), denunciato 1147 persone e sequestrato 384 beni.
La vicenda forse più eclatante in terra pugliese è quella di Palagiano, in provincia di Taranto, dove in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico sorge un complesso turistico dichiarato abusivo già nel lontano 1989.
La struttura è nota come Pino di Lenne, dal nome della località alla foce del fiume Lenne.
Il Comune di Palagiano e la Regione ne approvano la realizzazione nel 1979, nonostante il progetto sia previsto per una zona sottoposta a vincolo idrogeologico. Un’area considerata un’inestimabile bene naturalistico, sito di importanza comunitaria, zona boscata assoggettata a divieto assoluto di edificazione, area classificata AP, cioè ad alta probabilità di inondazione (l’area, infatti, è situata ad immediato ridosso del Fiume Lenne-Lama di Lenne e del Canale Marziotta). Inoltre, la costruzione si colloca nella Pineta costiera, che comprende il Grande Pino d’Aleppo, vero e proprio monumento naturale censito nel Registro dei Grandi Alberi (400 anni).
Proprio per queste ragioni, l’opera viene dichiarata illegale già nel 1989. Troppo tardi però, perchè la costruzione è già avvenuta.
Da allora, e soprattutto a seguito delle denunce e delle proteste di Legambiente, le sentenze dei Tribunali Penali, Amministrativi e Civili sono state numerose, ma puntualmente rimaste inapplicate.
L’ultima sentenza poco più di anno fa. Nel febbraio 2013, infatti, il Consiglio di Stato ha definitivamente rigettato il ricorso della Pino Di Lenne S.r.l. e stabilito l’acquisizione del patrimonio da parte del Comune. Nonostante siano passati più di 16 mesi il Comune di Palagiano non ha ancora dato compiuta esecuzione alla sentenza.
Lo scorso 26 novembre ai tecnici comunali e Polizia Muncipale recatisi sul posto per procedere alla delimitazione delle aree di proprietà comunale è stato impedito l’accesso. Ciononostante non è ancora stato avviato nessun provvedimento coattivo per lo sgombero di chi abusivamente occupa strutture abusive e di proprietà comunale.
“Con un gioco di ‘scatole cinesi’ – si legge nell’ennesima denuncia di Legambiente – i responsabili del Pino di Lenne, solo 3 mesi prima della Sentenza del Consiglio di Stato, hanno trasferito la proprietà ad una fantomatica società ‘Natura 2000 srl’, dopo aver re-intestate le particelle catastali interessate dagli abusi – già acquisite al patrimonio del Comune di Palagiano dal 14 maggio 2009 – alla Pino di Lenne!
Ma non basta! Siamo davvero all’assurdo ed alla proterva sfida alla legalità, alla magistratura, alle istituzioni pubbliche: infatti, nel Villaggio turistico abusivo si organizzano tranquillamente festini e concerti, con tanto di pubblicità sui network ed iscrizioni a fantomatici Club Privati!”.
35 anni di danni e beffe, o semplicemente l’ennesima storia infinita di abusivismo all’italiana?
Foto credit: Legambiente Taranto