700 incompiute in Italia: il piano del Mit per ultimarle

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Sono 692 le opere incompiute in Italia per un controvalore di 2,9 miliardi di euro e un costo di ultimazione dei lavori stimato a 1,3 miliardi. A censirle, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in un elenco che è destinato a crescere ogni mese, come sostiene il viceministro Riccardo Nencini “perchè la legge che impone il censimento ha solo tre anni e molte amministrazioni non hanno ancora comunicato le opere incompiute sul loro territorio”.
Un fenomeno che riguarda trasversalmente tutto il Paese, ma che colpisce alcune regioni in particolare: il Lazio con 82 opere incompiute per 250 milioni spesi e 78 necessari per il completamento, seguito da Sardegna e Sicilia, con rispettivamente 69 e 68 milioni necessari. Su tutte detiene il record per maggior spesa la Calabria che per 64 opere ha investito senza risultati 415 milioni, laddove ne sarebbero necessari solo 35 milioni per ultimare i lavori. Unica provincia con neanche un’opera incompiuta, Trento.

A mancare sono soprattutto i fondi pubblici per il completamento delle opere, che quindi senza l’intervento del privato rimarranno incompiute per sempre.
Per ovviare al problema la proposta arriva proprio dal viceministro Nencini e consiste in un bonus fiscale da discutere con il Mes: “si può pensare ad una premialità fiscale per i privati e non escludo la possibilità di revisione di natura urbanistica per dare ai privati la possibilità di utilizzare il bene per altri usi, con il vantaggio di evitare nuovo consumo di territorio”. Accantoa quest’ipotesi anche quella di dare “incentivi alle pubbliche amministrazioni che fanno di questo tema una priorità”.

Sul tavolo anche l’ipotesi di una cabina di regia nazionale con poteri commissariali affidati alle amministrazioni locali. Un modello simile al piano delle opere contro il dissesto idrogeologico.

“L’idea – ha annunciato Bernadette Veca, direttore generale delle Infrastrutture, che segue da vicino la questione – è di impedire la concessione di finanziamenti alle Pa prive di un programma dotato di un apposto budget per portare a termine i cantieri lasciati a metà”.

Molte delle opere censite sono strutture scolastiche, i cui progetti incroceranno quindi anche il piano per l’edilizia scolastica.

Ps: noi continueremo comunque a raccontare le incompiute e gli ecomostri qui.

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