Efficienza energetica in Italia, i numeri del 2015

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Nel 2015 in Italia si sono investiti 5,6 miliardi di euro per migliorare l’efficienza energetica. Si tratta di più del 10% in più rispetto all’anno precedente, un dato che conferma il trend di crescita degli ultimi 4 anni, anche se l’aumento più consistente rimane quello del 2014 quando si passò da 4 miliardi a 5,2.
I numeri arrivano dall’Energy Efficiency Report sul 2015, redatto dall’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano.

A guidare la classifica è il comparto residenziale con una spesa di circa 3 miliardi, pari al 53% del totale, seguito da quello industriale (circa 1,8 miliardi pari al 32%) e dal terziario e uffici, inclusa la pubblica amministrazione (meno del 14%).

Gli interventi realizzati nell’ambito residenziale hanno riguardato quasi esclusivamente l’involucro edilizio e gli impianti di riscaldamento, raffreddamento e illuminazione. Numerosissime le installazioni di pompe di calore, il cui volume d’affari è cresciuto di più del 50% arrivando a toccare 1,1 miliardi di euro, mentre gli interventi sull’illuminazione hanno registrato una crescita di 450 milioni di euro soprattutto grazie all’aumento di maturità della tecnologia LED.

La maggior parte degli interventi è stata realizzata in modalità “self-made”, ovvero con la richiesta diretta dell’utente al tecnico o all’installatore. Mentre rimane marginale il ruolo delle ESCo (Energy Service Company, società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica).

In ambito industriale prevalgono le soluzioni che modificano l’efficientamento del processo produttivo e l’erogazione dei servizi generali, in particolare numerose sono state le adozioni di sistemi di combustione efficienti, che hanno raggiunto i 387 milioni di euro, ben 197 dei quali nel settore metallurgico.

Gli uffici hanno investito 650 milioni di euro soprattutto per illuminazione e installazione di superfici opache. Mentre la Pubblica Amministrazione ha speso circa 105 milioni di cui 64 milioni per efficiente 43mila scuole.

130 milioni di euro sono, invece, la cifra spesa dal terziario, soprattutto hotel e grande distribuzione, per efficientementi dell’illuminazione, sistemi di refrigerazione, cogenerazione e sistemi di building automation.

Le ESCo non sono riuscite ad affermarsi neanche in questi ambiti a causa della riluttanza degli operatori economici, che sono restii a coinvolgere società esterne nei propri processi aziendali e industriali.

Il dato però forse più interessante che emerge dal Rapporto è che l’Italia è ancora lontana dagli obiettivi previsti dalle direttive, ovvero la Strategia Energetica Nazionale (SEN) e nel cosiddetto Pacchetto 20-20-20.
“La prima, più restrittiva – si legge su alternativasostenibile.it – stabilisce per l’Italia un consumo di energia primaria nel 2020 di 158 Mtep (unità di misura che rappresenta la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo), la seconda nello stesso anno impone un consumo di 167 Mtep.”

Al termine del 2015 l’Italia ha fatto registrare un consumo di energia primaria di circa 165 Mtep, ossia già al di sotto della soglia prevista dal 20-20-20 e di poco superiore a quella indicata dalla SEN, ma il raggiungimento di quest’obiettivo è dato dal calo dei consumi e della produzioni dovuti alla crisi economica e non ad un miglioramento reale dell’efficienza energetica.

È quindi necessario cambiare ottica e calcolare, con riferimento ai consumi attesi – scrive ancora alternativasostenibile.it – gli effettivi risparmi previsti per ogni anno da qui al 2020 e confrontarli con i reali investimenti in efficienza energetica e i conseguenti risparmi. Infatti, se si considera uno scenario che procede al ritmo degli ultimi trend, si vede che gli investimenti partono dai 5,99 miliardi di euro previsti per il 2016 e arrivano ai 7,85 miliardi del 2020, con un tasso di crescita annua del 5,5%: il totale nel quinquennio 2016-2020 si attesterà quindi a 34,46 miliardi di euro, con risparmi cumulati di energia primaria al termine dei cinque anni di 56,7 Mtep, contro i 52,5 previsti dal 20-20-20 e i 70 della SEN. Rispetto agli obiettivi di efficienza energetica per l’Italia il gap è ancora significativo se comparato al target previsto dalla SEN, che si raggiunge all’80%, mentre si è sostanzialmente in linea con quello meno sfidante del Pacchetto 20-20-20”.

“Le condizioni di contorno e la presenza di fattori abilitanti o, al contrario, di barriere giocano tuttavia un ruolo chiave: la differenza tra uno scenario ottimistico e uno scenario pessimistico è di oltre il 40%, a testimonianza che ancora molto si può fare (o “disfare”) tenendo conto del momentum raggiunto nell’ultimo biennio dall’efficienza energetica – è il commento del professor Vittorio Chiesa, Responsabile Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, pubblicato da Today.it – È innegabile che la crisi economica abbia portato i consumi ad un livello già prossimo a quello target per il 2020, e che le previsioni di crescita del PIL dei prossimi 3-5 anni non siano tali da fare immaginare un’inversione di tendenza. Ma non è certo vera efficienza quella che si basa sul mancato consumo: si può fingere che la crisi non ci sia stata e pensare ad un efficientamento ‘in valore assoluto’ pari a quello previsto dal Pacchetto 20-20-20? Ovviamente la risposta è no, ed è quindi necessario che gli operatori e gli stakeholder dell’efficienza energetica nel nostro Paese si diano dei nuovi obiettivi, concreti e raggiungibili“.

Foto credit: Giuseppe Masili 

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