Le Amministrazioni non sono più obbligate ad usare parametri di legge per stabilire i compensi dei professionisti nelle gare di progettazione.
Lo stabilisce il nuovo Decreto Paramentri (DM 17 giugno 2016), attuativo dell’articolo 24, comma 8, del Codice Appalti, da qualche giorno pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il nuovo decreto prevede che le Stazioni Appaltanti possano (e non più debbano) rifarsi ai parametri solo nel caso in cui li ritengano adeguati. Le Amministrazioni che vorranno utilizzarli determineranno il compenso attraverso la sommatoria dei prodotti tra il costo delle singole categorie componenti l’opera ”V”, il parametro “G” corrispondente al grado di complessità delle prestazioni, il parametro “Q” corrispondente alla specificità della prestazione distinto in base alle singole categorie componenti l’opera e il parametro base “P”. Spese e oneri accessori si determineranno in maniera forfettaria.
Il Decreto individua sei fasi della prestazione per l’attribuzione di un valore il più possibile oggettivo dell’incarico da svolgere:
– pianificazione e programmazione;
– attività propedeutiche alla progettazione;
– progettazione;
– direzione dell’esecuzione;
– verifiche e collaudi;
– monitoraggi;
Le opere sono invece così categorizzate:
– edilizia;
– strutture;
– impianti;
– infrastrutture per la mobilità;
– idraulica;
– tecnologie della informazione e della comunicazione;
– paesaggio, ambiente, naturalizzazione, agroalimentare, zootecnica ruralità, foreste;
– territorio e urbanistica;
La scelta operata dal Ministero di rendere facoltativa l’applicazione dei parametri è certamente in contrasto con le linee guida dell’Anac sui servizi di ingegneria e architettura, che invece li considerano obbligatori. Una scelta che rischia di generare nuove incertezze e contenziosi, dato che professionisti e rappresentanti delle Amministrazioni denunciano da tempo di trovarsi in difficoltà e senza riferimenti certi.
“Si crea così un conflitto tra il decreto ministeriale e le linee guida dell’Autorità, che ne aveva addirittura sollecitato un doveroso utilizzo, a garanzia della qualità minima delle prestazioni – è il commento negativo di Andrea Tomasi, Presidente di Fondazione Inarcassa, pubblicato da edilportale.com – Anche le Commissioni parlamentari nell’esprimere il parere sul nuovo codice appalti, avevano sollecitato il Governo a rendere obbligatorio il riferimento ai parametri tariffari. Si tratta di una grave anomalia per un Codice emanato con il chiaro intento di restituire centralità alla fase progettuale e garantire economicità, proporzionalità e parità di trattamento tra gli operatori”.
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