Consolidamento antisismico, la sicurezza non è un evento straordinario

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Un’interessante analisi proposta da Youtrade.com ha sottolineato quanto “finora gli interventi massicci di consolidamento antisismico siano stati legati a finanziamenti di natura eccezionale e in occasione delle emergenze”.

La prevenzione e il consolidamento dovrebbero essere invece interventi sistemici e continuativi.

Dagli anni ’50 in poi l’Italia ha costruito le proprie città attraverso programmi straordinari di intervento, spesso trascurando proprio la qualità. Crolli, disastri e catastrofi hanno costellato la nostra storia.

Allora, continua Youtrade “ci siamo inventati i programmi straordinari di riqualificazione urbana, con tante sigle quante sono le sfaccettature della nostra fantasia italica: Pri, Pru, Piruea, Piu, fino ai programmi Urban e ai Contratti di Quartiere.

Tutti programmi straordinari, che di extra avevano per lo più risorse pubbliche da mettere in gioco e qualche buona pratica di coordinamento, ma che proprio nella loro straordinarietà ed eccezionalità hanno tuttavia fatto perdere di vista il vero obiettivo“.

La sismicità nel nostro Paese è un fattore ordinario, ne abbiamo parlato anche in un articolo precedente.

in particolare, gli ultimi terremoti che hanno colpito il Centro Italia hanno in qualche modo messo la politica davanti ad una presa di coscienza: bisogna riqualificare il costruito e consolidarne le fondamenta.

Gli interventi e le detrazioni fiscali messe in atto dal Governo rappresentano, sì un cambio di rotta, ma non sufficiente.

“Sono ancora strumenti straordinari legati a bilanci annuali dello Stato e a logiche di finanziamento delle detrazioni fiscali che non hanno il respiro ordinario e strutturale che dovrebbero animarli“.

L’Italia è fatta di case vecchie. L’esigenze con cui sono state costruite le case del dopoguerra erano legate al boom economico. Per questo furono costruite con “disinvoltura”.

L’obiettivo non era infatti la sicurezza ma il costruire, infatti nel nostro territorio ci sono 12,2 milioni di edifici residenziali, il 25,9% dei quali edificati fino al 1945.

L’edilizia storica da tutelare comprende 3,16 milioni di edifici, dei quali 920 mila sono in mediocri o pessime condizioni di manutenzione strutturale.

Insomma rischiamo davvero di continuare a leggere di crolli strutturali e tragedie. Non possiamo permettercelo.

Speriamo che i futuri Governi perseguano la strada della riqualificazione degli edifici come consuetudine e non come interventi straordinari verso i quali posporre decisioni e investimenti ormai non più procrastinabili.

L’adeguamento antisismico non solo una opportunità di mercato, ma prima di tutto un dovere verso noi stessi.

Credits Foto: Tama66

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