Ristrutturazioni: il Bonus potrebbe essere esteso al non residenziale

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Rielaborare i Bonus legati alle ristrutturazioni estendendoli anche ad edifici non residenziali, ad uso commerciale e produttivo e aumentando la detrazione fino al 65% per quelli collocati in aree periferiche e/o degradate.

A suggerire queste modifiche è il disegno di legge 65 sulle norme in materia di riqualificazione e rigenerazione urbana in questo momento in esame presso la Commissione Territorio e Ambiente del Senato.

Il disegno di legge prevede, appunto, una ridefinizione dei Bonus oggi previsti per gli interventi di ristrutturazioni, miglioramento antisismico ed efficientamento energetico, con un ampliamento d’ambito di applicazione: agli edifici ad uso commerciale o produttivo.

Gli incentivi fiscali previsti dai Bonus hanno fino ad oggi avuto, infatti, un riscontro più che positivo sul mercato edile. Lo studio, realizzato dalla Camera dei Deputati in collaborazione con il CRESME, sull’impatto delle detrazioni fiscali per il patrimonio edilizio esistente, dimostra infatti i tanti motivi per cui sarebbe auspicabile che i Bonus diventassero permanenti e fossero magari estesi ad altre categorie di immobili.

Il Ddl interviene anche sulla misura del Bonus, la cui aliquota base viene ridotta al 35%, inserendo allo stesso tempo un’agevolazione maggiore, pari al 65% e fino ad un ammontare massimo di 96.000 euro, per gli edifici siti in aree periferiche o degradate.

Si prevede inoltre un meccanismo premiale proporzionato al miglioramento della classe energetica e l’esclusione delle spese di ristrutturazione e riqualificazione di edifici pubblici dal computo ai fini del patto di stabilità interno. Per gli interventi di ristrutturazione, miglioramento antisismico ed efficientamento energetico il Ddl propone che non siano dovuti gli oneri di urbanizzazione e sia dimezzato il canone di occupazione del suolo pubblico.

Infine, si stabilisce un aumento del Bonus fino al 60% per la ristrutturazione e riqualificazione delle strutture ricettive e alberghiere delle aree periferiche o degradate.

Il Ddl introduce anche semplificazioni sulle procedure di autorizzazione degli interventi agevolabili assoggettati alla sola comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) e inserisce una nuova procedura: la sostituzione edilizia, che semplifica le autorizzazioni per la demolizione e la ricostruzione, a pari volumetria, di edifici non in regola con le norme di sicurezza, sostenibilità, efficienza energetica, antisismiche e idrogeologiche, eliminando gli oneri di urbanizzazione. 

La norma dà ai comuni la facoltà di attuare ulteriori agevolazioni fiscali per incentivare le iniziative di rigenerazione urbana, tra cui la riduzione degli oneri concessori del 50 per cento, la sospensione dell’IMU, della TARI e TASI per un periodo massimo di dieci anni, oltre che l’esonero dal versamento dell’imposta di registro.

Infine, si rimodula la procedura di permuta per gli immobili da adibire o da costruire ex novo ad uso governativo o amministrativo siano siti in zone periferiche e disagiate. L’Agenzia del demanio, d’intesa con il Ministero dei beni culturali, procederà a un’ulteriore selezione degli immobili da cedere, appartenenti al demanio e al patrimonio dello Stato ma ritenuti inadeguati all’utilizzo, redigendo un apposito elenco di quelli di particolare valore storico-architettonico o presenti in zone di pregio della città, ai fini della loro permuta con edifici nuovi, di volumetria pari o maggiore fino a un massimo del 30 per cento, adeguati alla destinazione d’uso.

 La permuta avverrà all’esito di una procedura di selezione pubblica: i soggetti aggiudicatari potranno beneficiare per i primi cinque anni di un regime fiscale concordato direttamente con l’Agenzia delle entrate.

 

Foto credit: HugoWaite

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