La priorità non sono le grandi opere, Albiano ce lo ricorda

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Un crollo annunciato. L’ennesimo. Una tragedia fortunatamente sventata grazie alle misure eccezionali di quarantena dovute all’emergenza Covid-19.

Il cedimento del viadotto di Albiano, in provincia di Massa Carrara, dell’8 aprile ci ricorda, ancora una volta, una delle tante priorità del nostro Paese.
In un contesto idrogeologico critico, come quello del nostro territorio, ponti pericolanti, strade in pessimo stato e gallerie con infiltrazioni d’acqua mettono in luce la condizione disastrosa della rete viaria italiana.

Viene da chiedersi, quando si parla di opere civili, infrastrutture e viabilità non si dovrebbe partire da qui?

Si prospettano tempi duri. Non sarà una passeggiata riprendersi dalla crisi del coronavirus, ma se vogliamo davvero che cambi qualcosa sarà necessario studiare una strategia economica diversa. Una strategia che coniughi innovazione tecnologica e ambientale, evitando di investire risorse in opere di scarsa utilità sociale.

Come fa notare in modo molto lucido Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni e Trasporti (Onlit), dalle pagine del Fatto Quotidiano un grande piano di manutenzione delle strade e delle ferrovie avrebbe il vantaggio di creare anche moltissima occupazione.

Anziché nuove grandi opere, in questi mesi sarebbe urgente rimettere in sesto i ponti a rischio e le scuole italiane, vecchie e inadeguate anche sotto il profilo informatico. Intanto che il traffico è scarso e gli studenti sono a casa, i lavori di ammodernamento e manutenzione potrebbero agevolmente partire”.

Tanto per la cronaca il Governo ha già stanziato 6 miliardi di euro per la realizzazione di 25 opere di manutenzione, sul modello della ricostruzione del ponte Morandi. Per il quale sono arrivati 500 milioni di anticipo da parte dello Stato. Anche se le spese erano state poste a carico di Autostrade per l’Italia.

In un settore così poco propenso alla concorrenza e alla trasparenza, episodi come quello sopracitato rischiano di vanificare ogni tentativo operato finora dalle Autorità dell’anticorruzione.

Il primo reale cambiamento, infatti, sarebbe quello di sottrarre alla malavita organizzata gli appalti per le opere civili. Si creerebbe così, in modo più duraturo e stabile, occupazione maggiore. Sottraendo, di conseguenza, le piccole imprese ai condizionamenti dei grandi costruttori. E allora sì che sarebbe un mondo diverso.

Credit Foto: Buildingcue

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