A Favara, una piccola città dell’agrigentino, continua a ripetersi il “miracolo” che l’ha vista trasformarsi da luogo del degrado e dell’abusivismo a centro culturale diffuso che attrae più di 120mila turisti l’anno. Qui l’arte, i linguaggi contemporanei e la cultura sono gli ingredienti di un esperimento di successo di rigenerazione dal basso che da quando è iniziata non si è mai interrotta.
La storia di Favara
Tutto è iniziato dieci anni fa dal desiderio e dalla determinazione di Andrea Bartoli e sua moglie Florinda Saieva e il loro Farm Cultural Park, un centro culturale indipendente con spazi espositivi, residenze d’artista, luoghi d’incontro e persino una scuola di architettura per bambini. Lo spazio da loro rigenerato è diventato lo scenario di eventi importanti, tra cui una biennale delle città del mondo. Ed è qui che presto si terrà anche un festival dell’architettura contemporanea, al momento rimandato per l’emergenza Covid. La Farm è infatti tra i sette vincitori del bando lanciato dalla direzione generale Creatività contemporanea del Mibact per finanziare eventi che riescano a diffondere tra i cittadini consapevolezza sul ruolo che l’architettura contemporanea può avere nel progresso civile, sociale ed economico del Paese.
Un progetto vivo che continua
La Farm ha funzionato da innesco per una serie di operazioni di rigenerazione che stanno trasformando il volto della città. Tra questi, l’Alba Palace Hotel di Architrend Architecture e Quid vicolo Luna, entrambi esposti al Padiglione Italia dell’ultima Biennale di Architettura di Venezia. Dal progetto Quid emerge la figura dell’architetto-imprenditore, che rigenera un comparto urbano dando vita a nuove attività nell’ambito del food e a spazi espositivi e per meeting. L’architetto in questione è Lillo Giglia. “Il progetto Farm – ha raccontato Giglia intervistato da ilsole24ore – ha generato un grande avanzamento culturale, i cittadini vedono con i propri occhi ciò che accade, iniziano ad apprezzare la contemporaneità e la richiedono“.
Casa Farace: la tappa più recente del percorso
La tappa più recente di questo percorso virtuoso è rappresentata da Casa Farace, un’abitazione unifamiliare ai margini del centro storico. Un esempio di riuso, su progetto realizzato dall’architetto Giglia, che ha cambiato completamente il volto ad un anonimo edificio abbandonato, privo di qualità architettonica. A richiedere l’intervento in questo linguaggio contemporaneo apprezzato e osservato in altri edifici della cittadina è stata proprio la famiglia che abiterà l’edificio.
“A differenza delle esperienze di altri centri storici, famosissimi, dove ha prevalso lo spirito di conservazione, a Favara abbiamo calato, in un contesto disastrato, la contemporaneità, dando vita ad un connubio unico tra vecchio e nuovo“, riferisce ancora l’architetto su ilsole24ore.
Il prossimo passo sarà la nascita di una Spa: la chiameranno Spab, acronimo di Società per azioni buone e sarà un’impresa sociale per riunire proprietari di immobili, cittadini pronti a investire in rigenerazione e chi ha le competenze per operare. L’impulso arriva ancora una volta dalla famiglia Bartoli e dai cittadini più attivi nella rigenerazione di Favara, tra cui anche Giglia. L’obiettivo è, con il sostegno degli azionisti, realizzare interventi di rigenerazione utili per la comunità. La storia, quindi, continua.
Foto credit: Lillo Giglia
Bello davvero incuriosisce la terrazza vista dall’interno