Il nome spiega gli intenti: “Progetto 1000 infrastrutture da monitorare”, una piattaforma informatica presentata da quattro distretti tecnologici al MIT.
Con l’obiettivo di assicurare il monitoraggio costante di ponti, viadotti e gallerie della rete stradale, autostradale e ferroviaria italiana, è nato il “Progetto 1000 infrastrutture da monitorare“.
È stato ideato da quattro distretti tecnologici regionali (Tern per la Basilicata, Siit per la Liguria, Torino Wireless per il Piemonte, Dac per la Campania) e da due istituti di ricerca di caratura internazionale quali l’Istituto italiano di tecnologia di Genova e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Ne ha parlato approfonditamente anche Il Sole 24 Ore.
Tra le finalità principali: migliorare la sicurezza delle infrastrutture ed evitare il rischio di crolli e incidenti.
Il progetto è stato presentato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che, qualora lo convalidasse, potrebbe accedere ad indicazioni specifiche per l’applicazione e la selezione delle infrastrutture da monitorare, oltre che alle risorse economiche per la realizzazione del programma.
Il valore del progetto è di 500 milioni di euro di investimento totale e i promotori contano di coprire il budget con i finanziamenti del pacchetto europeo Next Generation EU, cui è necessario per accedere il sostegno del ministero. Inoltre, per avviare già dall’inizio dell’anno prossimo la prima parte del progetto, della durata di sei mesi, i promotori stanno vagliando la possibilità di accedere ai fondi di coesione europei.
Progetto 1000 infrastrutture da monitorare: i dettagli
Su Le Strade dell’Informazione si legge inoltre che:
All’iniziativa hanno aderito oltre 60 soci e partner tra cui: Gruppo FS Italiane, in particolare RFI, Italferr e Anas, Gruppo Gavio, Hitachi Rail, Rina, Engineering, Ericsson, Politecnico di Torino, università di Genova, docenti del Politecnico di Milano, quattro università della Campania, ReLuis in Basilicata, Cnr, Enea, Cira, Leonardo, Fincantieri. Oltre a queste realtà di grandi dimensioni sono coinvolte una cinquantina di piccole e medie aziende italiane, spin off universitarie e start up. I compiti e gli impegni di ciascuno sono ancora in via di definizione.
A livello tecnologico, il monitoraggio sarà garantito da innovativi sensori, nuove tecniche di analisi e fusione dei dati, software, intelligenza artificiale, sciami di droni e microsatelliti.
Tre le fasi di sviluppo pratico:
- La prima, della durata di sei mesi, dedicata alla valutazione ingegneristica delle esigenze di monitoraggio, analisi e definizione delle tecnologie da impiegare.
- La seconda, con durata 36 mesi, è incentrata sulla installazione di una prima serie di sensori e successiva elaborazione dei dati su un numero ristretto di infrastrutture indicata dal Mit.
- Infine, la terza che inizierebbe a cavallo di quella intermedia, per un periodo di 36 mesi, vedrebbe l’applicazione della piattaforma completa di monitoraggio a mille infrastrutture.
Sono previste alcune centinaia di nuove assunzioni, concentrate nel Meridione. Dal secondo anno inoltre, si stima un fatturato legato ai prodotti e sviluppi intorno ai 50 milioni di euro annui.
I promotori ritengono infine che il progetto potrà essere applicato anche ad altre infrastrutture strategiche. Come ad esempio, reti elettriche, idriche, del gas, ospedali, stabilimenti industriali, centri dati, basi militari, aeroporti, aree di tutela ambientale e siti a rischio idrogeologico.