Le scuole nel Mezzogiorno necessitano di urgenti interventi di recupero e Legambiente propone una gestione dei fondi per colmare le disuguaglianze strutturali e sociali.
La scuola italiana continua a viaggiare a due velocità, con profonde differenze rese più evidenti dalla pandemia. Mai come ora, infatti, occorre costruire edifici capaci di garantire il comfort fisico e psicologico degli studenti, accogliendo l’iniziativa lanciata da Renzo Piano già nel 2015.
Legambiente ha recentemente lanciato un appello affinché le scuole diventino protagoniste della transizione ecologica. A seguito della pubblicazione del XXI Rapporto Ecosistema Scuola tale richiesta si fa ora più urgente.
Ecosistema Scuola è l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi messi a disposizione dalle istituzioni, realizzata sui dati forniti dai Comuni capoluogo di provincia.
L’indagine per il 2020 ha analizzato 7.037 edifici scolastici appartenenti a 98 capoluoghi di provincia, frequentati da più di 1,4 milioni di studenti. Lo scenario presentato non è dei più confortanti: la crisi da Covid-19 ha infatti aumentato le disparità tra Nord e Sud Italia, accentuando anche la dispersione scolastica e il divario sociale.
Dal report emerge che le amministrazioni del Centro-Nord dichiarano di avere bisogno di interventi urgenti solo nel 36% delle scuole, mentre al Sud e nelle Isole si tratta del 56% degli edifici. Di questi, il 74% si trova pure in aree sismiche di tipo 1 e 2.
Ecosistema Scuola evidenzia anche l’obsolescenza e la scarsa sostenibilità di una buona parte del patrimonio edilizio scolastico. Infatti, un edificio su due nella Penisola non dispone ancora del certificato di collaudo statico, di agibilità e di prevenzione incendi.
Tuttavia, il 2020 ha fatto registrare anche dei dati positivi. Il 21% delle scuole italiane, infatti, si è impegnata a realizzare nuove aule o a recuperarne altre da spazi inutilizzati. Inoltre, più della metà degli edifici è stata cablata e potenziata per supportare le attività in DAD.
Un dato ancora relativamente piccolo, ma che lascia un buon margine di miglioramento se i fondi del PNRR per le scuole verranno impiegati opportunamente. Dei 17 miliardi di euro previsti, infatti, 5 miliardi dovrebbero essere disponibili entro novembre e Legambiente ne ha ipotizzato una gestione tra diverse iniziative.
Impiegare i fondi del PNRR: le attività
L’associazione propone di impiegare le risorse a disposizione per fronteggiare la fragilità strutturale e quella sociale dell’edilizia scolastica, dovuta alla povertà educativa e materiale del contesto.
Pertanto, 500 milioni di euro saranno destinati alla ristrutturazione degli edifici, con particolare urgenza a quelli situati in zone sismiche. Per questi sarà opportuno non prorogare più la scadenza della verifica di vulnerabilità ai terremoti e ridurre i tempi di durata dei cantieri, che si aggirano in media sui 300 giorni.
Altri 800 milioni di euro, invece, verranno dedicati alla realizzazione di nuove scuole per un totale di circa 600 edifici – considerando un costo medio di 1,3 milioni di euro per struttura. Questi nuovi impianti dovranno farsi portavoce della transizione ecologica in corso e dovranno essere progettati in maniera partecipata con il territorio e la comunità scolastica.
Non restano escluse infrastrutture sportive e mense: attualmente, una scuola su due è priva di una palestra e il servizio mensa risulta assente nel 40% delle strutture nella Penisola e nel 64% nelle Isole.
Alle prime saranno destinati 300 milioni di euro e alle seconde 400 milioni. L’obiettivo è quello di creare nuovi servizi utili tanto agli studenti, quanto alla comunità nel suo complesso, quindi sarà importante potervi accedere anche in orario extrascolastico.