I dati Inail rimarcano un’amara verità: l’Italia è lontana dalla corretta gestione della sicurezza nel comparto edile.
Nel 2021 la sola regione Piemonte registrato 40 incidenti mortali sul posto di lavoro, tra i quali si ricorda il crollo della gru di via Genova a Torino che è costata la vita a tre operai – di cui un giovane appena ventenne.
Il settore dell’edilizia si conferma tra quelli più a rischio: cedimenti, inalazione delle polveri dagli scarti, errori fatali e incendi nei cantieri continuano a sollevare l’indignazione generale e fanno ancora parlare di “bollettino di guerra” e “strage infinita”.
“La sicurezza è un diritto e non un costo” ha ribadito la Camera del Lavoro torinese. “Occorrono fatti concreti, a partire da più controlli e più formazione soprattutto in edilizia, tanto più in questa fase di forte ripresa del lavoro dove la fretta spesso prevale su tutto”.
L’entità del problema: numeri alla mano
La gravità della situazione è confermata anche dalla sezione Open Data sul sito Inail: tra gennaio e ottobre le denunce di infortunio sul lavoro sono state 448.110, delle quali 1.017 con esito mortale.
Si tratta di un incremento del 6,3% rispetto allo stesso periodo nel 2020, a cui si affianca anche un aumento del 24% nel numero delle denunce legate a patologie di origine professionale – per un totale di oltre 45 mila notifiche.
La sezione Industria e Servizi risulta però l’unica a registrare un segno negativo, passando da 907 a 859 denunce mortali; Agricoltura e Conto Stato, infatti, salgono rispettivamente a 112 e 46 denunce.
L’analisi territoriale mostra poi un incremento dei casi di morte sul lavoro nel Sud, nel Nord-Est e nel Centro. Sono invece in calo i decessi nel Nord-Ovest e nelle Isole.
Tuttavia, è bene tenere a mente che i dati riportati risultano ancora molto influenzati dall’emergenza Coronavirus. Per riuscire a quantificare il fenomeno nel miglior modo possibile bisognerà aspettare la fine del 2021 e la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.
Prevenire le pratiche irregolari
L’attività di vigilanza condotta dall’Ispettorato del Lavoro nel primo trimestre del 2021 ha fatto emergere un quadro tutt’altro che rassicurante: ogni 10 imprese controllate, 9 non sono in regola.
Su un totale di circa 30 mila ispezioni, le pratiche scorrette sono il doppio di quelle approvate e ciò fa sì che l’indice di irregolarità sia pari al 66%. Il documento, inoltre, annovera 5 mila lavoratori in nero e più di 130 mila irregolari, che quindi non godono di alcuna copertura previdenziale, garanzia o tutela.
Secondo l’INL il problema non risiede tanto nelle risorse, che risultano comunque sufficienti, ma nel coordinamento degli stessi organi di vigilanza. È necessario riuscire a intervenire in tempo nella prevenzione e repressione delle violazioni in materia di sicurezza, per cui diventa importante avere garanzie certificate di tutto l’iter di lavoro, dalla progettazione alla cantierizzazione, fino alla chiusura dei lavori.
Alla luce dell’alto numero di incidenti, il Governo Draghi ha deciso di scendere in campo approvando un decreto che vara sanzioni più severe per chi trasgredisce le norme che regolano la sicurezza sul lavoro.
Tra le varie soluzioni, il provvedimento prevede anche il potenziamento dell’organico e un investimento in tecnologie di oltre 3,7 milioni di euro. Nel biennio 2022/2023 si conta che saranno 1.024 i nuovi ispettori assunti, ai quali verrà fornita la strumentazione informatica più adeguata per poter svolgere l’attività di vigilanza.