L’economia circolare è la soluzione più semplice e sostenibile alla scarsità di materie prime. Ma per adottarla bisognerebbe cambiare l’approccio all’utilizzo delle risorse.
Tutto il mondo lamenta lo stesso problema: le materie prime scarseggiano e sono sempre più costose. Con la pandemia di Covid-19, il conflitto in Ucraina e le conseguenze del cambiamento climatico, la situazione sembra essersi aggravata in poco tempo. A questi eventi “acceleratori” si aggiunge una causa di fondo: la domanda di materie prime continua a crescere ma le risorse disponibili sono limitate per loro natura.
Siamo di fronte a un problema che colpisce le economie di tutto il pianeta. Ma che, per fortuna, potrebbe essere risolto con una soluzione a portata di mano: l’adozione di un sistema economico circolare. Un modello di produzione e consumo che, a differenza di quello lineare basato sul meccanismo produci-usa-getta, è mirato alla riduzione degli sprechi. Il sistema circolare prevede condivisione, riutilizzo, riparazione e riciclo delle risorse e dei prodotti esistenti.
Il rapporto del CEN sull’economia circolare
È questa la strada indicata nel rapporto realizzato in collaborazione tra il CEN – Circular Economy Network – e l’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile. I dati presentati lo scorso aprile evidenziano le diffuse difficoltà di reperimento di risorse ed energia e indicano come soluzione l’uso circolare delle risorse. Un’opzione finora molto sottovalutata, dato che il tasso mondiale di riutilizzo delle materie prime è inferiore al 9%. In altre parole, gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi vengono sprecati.
Il report prende in considerazione i cinque principali Paesi europei (Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna) e ne analizza il livello di economia circolare sulla base di sette indicatori:
- produttività delle risorse;
- tasso di utilizzo di materie riciclate;
- consumo di energia da fonti rinnovabili;
- gestione dei rifiuti urbani;
- rapporto tra rifiuti prodotti e consumo di materiali;
- consumo del suolo;
- riparazione dei beni esistenti.
Dal quadro generale emerge che l’Italia ha una buona performance di circolarità, soprattutto se si guarda alla produttività delle risorse e alla gestione dei rifiuti. Nonostante questo è ben lontana dagli obiettivi imposti dall’economia attuale, in cui molti paesi dipendono da altri per l’approvvigionamento delle materie prime. Come afferma Edo Ronchi, presidente del CEN, “È qui che l’economia circolare può fare la differenza, trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare”.
Alcune iniziative concrete a favore dell’economia circolare
Il Piano d’azione europeo per l’economia circolare indica diverse iniziative per lo sviluppo della circolarità. Tra queste, due sono particolarmente interessanti: la progettazione ecocompatibile dei prodotti (prodotti con maggiore durabilità e riutilizzabilità, progettati secondo criteri di ecodesign e realizzati utilizzando materiali riciclati) e la circolarità dei processi produttivi (maggiore impiego di tecnologie green, risorse tracciabili, sviluppo della bioeconomia).
Nella stessa direzione, il Piano per la transizione ecologica fissa due importanti obiettivi: raggiungere entro il 2030 un tasso di utilizzo circolare dei materiali pari al 30%; ridurre del 50% la produzione di rifiuti entro il 2040.
Obiettivi e risorse del PNNR
Oltre a contenere delle misure specifiche a sostegno dell’economia circolare, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato finanziamenti pari a 2,1 miliardi di euro. Gli obiettivi per l’Italia sono due: migliorare la filiera del riciclo e, in particolare, il recupero delle materie prime seconde; ridurre l’utilizzo di materie prime carenti nel Paese.
Fonti: Buonenotizie.it, Infobuild.it, Casaeclima.com, Economiacircolare.com