Abitare il Paese: la città vista da bambini e ragazzi

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Tradimalt - Abitare il Paese: la città vista da bambini e ragazzi

Oltre 1500 bambini e ragazzi tra i tre e i diciotto anni, i loro insegnati e i dirigenti scolastici di 53 scuole di ogni ordine e grado, sono stati protagonisti del primo anno di sperimentazione del Progetto “Abitare il Paese – La cultura della domanda – I bambini e i ragazzi per un progetto di futuro”, realizzato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e dalla Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi.

Obiettivo delle 87 classi coinvolte, dei 60 architetti/tutor e 33 referenti degli Ordini territoriali degli architetti era quello di pensare una città a loro misura, una città ideale.

Principio fondamentale, lanciato dall’VIII Congresso Nazionale degli Architetti italiani, quello per cui compito fondamentale dell’architettura sia quello di migliorare la qualità della vita delle persone. Da qui l’esigenza di avviare un percorso di ricerca del quale siano autori bambini e ragazzi in quanto cittadini del presente, fruitori e autori di vissuti in città e centrali nel progetto di città del futuro.

Il progetto, partito a novembre e durato per tutto l’anno scolastico, si è declinato esplorando e dialogando con i luoghi e lasciando poi ai bambini e ragazzi la libertà di disegnare la loro città con scatti fotografici, filmati, diari di viaggio, appunti, schizzi, mappe, installazioni e plastici realizzati coi materiali più diversi, poi raccolti in una mostra.

33 territori sono stati scelti come pilota e rappresentano grandi città e aree interne, zone periferiche e aree di particolare complessità: Bologna, Catania, Como, Genova, La Spezia, Latina, Lecce, Lecco, Milano, Napoli, Novara, Taranto, Padova, Palermo, Prato, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Rimini, Roma, Rovigo, Sassari, Siena, Teramo, Trieste, Torino, Udine, Varese, Venezia, Verona, Vicenza.

“La promozione della conoscenza dello spazio in cui viviamo, naturale e antropizzato, quindi del paesaggio e dell’architettura, incoraggia il senso di opportunità, di identità e di responsabilità, la collaborazione e l’interazione dell’intera comunità– è il commento di Giuseppe Capocchin, Presidente dl Consiglio Nazionale Architetti, come si legge in un comunicato – Questo implica una grande responsabilità sociale nell’attivare politiche e processi in grado di assicurare la qualità dell’abitare. E’ importante che l’architettura entri nelle scuole per generare una cultura della domanda di architettura, a partire dall’idea che le persone e tra queste prima i bambini ed i ragazzi siano al centro del progetto città. Città che è intelligente quando riesce a valorizzare in modo sempre nuovo, diverso e sostenibile le risorse ambientali, culturali e soprattutto umane che la compongono, quando trova strade per offrire diritti ed avvicinare gli ultimi ai primi, quando è progettata con e per i bambini, i ragazzi, i disabili e gli anziani”.

“Pensare alla città del futuro – ha dichiarato invece Carla Rinaldi, Presidente di Fondazione Reggio Children, come si legge nello stesso comunicato – richiede la costruzione di un progetto di città, inteso come processo permanente di trasformazione a partire dai cittadini. E i primi cittadini sono proprio i bambini e i ragazzi, ricordando però che il bambino non è solo cittadino del futuro ma è cittadino del presente. Nasce cittadino e come tale è un soggetto forse più esperto di altri per rispondere a queste domande: qual è il significato di una città? com’è una città? come si può vivere in una città? ma soprattutto come può essere il futuro di una città e una citta futura. Attraverso questo progetto abbiamo seguito questa idea e abbiamo cercato di promuovere questa cultura della domanda, a partire dalla centralità della scuola come nodo culturale”.

La seconda edizione del Progetto che partirà a settembre, alla ripresa del prossimo anno scolastico, avrà, sulla scorta delle molteplici manifestazioni di interesse già pervenute, una diffusione capillare su tutto il territorio con l’obiettivo di diventare una occasione di confronto continuo tra architettura e scuola.

Foto credit: Lourdes ÑiqueGrentz

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