Ance: serve un piano nazionale di sviluppo industriale e infrastrutturale

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Manutenzione e miglioramento delle infrastrutture esistenti; accelerazione e ampliamento del piano di riqualificazione degli edifici scolastici; assegnazione delle risorse necessarie per la riduzione del rischio idrogeologico; investimento sui beni culturali e sul turismo, soprattutto nel Mezzogiorno, e recupero e risanamento infrastrutturale e sociale delle periferie. Sono queste le cinque linee d’azione del piano presentato dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance), che potrebbe mettere in campo 30 miliardi di euro in tre anni.

“Quello che oggi serve è un grande Piano di sviluppo industriale e infrastrutturale capace di rinnovare in profondità il nostro Paese, – ha sostenuto Claudio De Albertis, presidente Ance, durante l’assemblea nazionale dell’associazione, che si è svolta lo scorso 14 luglio a Roma – consentendogli di superare una volta per tutte il ritardo decennale accumulato nella dotazione di infrastrutture materiali e immateriali e rilanciando nello stesso tempo la produttività delle imprese e la ripresa dell’occupazione”.

Secondo le valutazioni dell’Ance sarebbe possibile mettere in campo 30 miliardi di euro nei prossimi 3 anni, attraverso l’utilizzo delle risorse esistenti e una rinnovata flessibilità per gli investimenti a livello europeo.
Cinque le priorità individuate:
– la manutenzione ed il miglioramento delle infrastrutture esistenti per garantire il mantenimento di adeguati livelli di servizio e di sicurezza;
l’accelerazione e l’ampliamento del piano di riqualificazione degli edifici scolastici;
l’assegnazione delle risorse necessarie alla realizzazione del piano pluriennale di riduzione del rischio idrogeologico annunciato a novembre 2014;
l’investimento sui beni culturali e sul turismo, come risorse da utilizzare al meglio per avviare, soprattutto nel Mezzogiorno, nuovi progetti di crescita economica;
il recupero e il risanamento infrastrutturale e sociale delle periferie delle nostre città.

L’assemblea nazionale è anche stata l’occasione per un’analisi sul Nuovo Codice Appalti,una vera e propria rivoluzione – l’ha definita De Albertis, come si legge nella sua relazione – di cui, come Ance, abbiamo condiviso e condividiamo l’impostazione generale e gli obiettivi, mirati non solo a rendere più efficiente e trasparente il mercato dei lavori pubblici ma soprattutto a combattere in modo forte l’illegalità e la corruzione. Ma, come succede in ogni rivoluzione, il miglioramento diventa effettivo e apprezzabile solo dopo un periodo di assestamento che consenta al nuovo ordine di venire assimilato e, dove necessario, stemperato e corretto per meglio adeguarlo e renderlo funzionale al raggiungimento degli obiettivi”.

Da qui la richieste:
– che venga previsto subappalto nel limite del 30% riferito alla categoria prevalente e non all’importo complessivo dell’appalto, e del 100% nel caso delle categorie scorporabili e che sia eliminata la norma che prevede l’obbligo di nominare in gara la terna dei subappaltatori;
– Sul fronte delle opere di urbanizzazione a scomputo secondarie, di importo inferiore alla soglia comunitaria, la richiesta che venga recuperata la possibilità di svolgere la procedura negoziata senza bando invece della procedura ordinaria con pubblicazione del bando che viene prevista dal nuovo Codice per scongiurare il rischio che non vengano realizzati in tempi utili i servizi essenziali di supporto al vivere e all’abitare come strade, scuole ed asili nido.
– nell’ambito della qualificazione delle imprese, che per la qualificazione Soa si utilizzi l’ultimo decennio e non il quinquennio per dimostrare il possesso dei requisiti necessari all’ottenimento della qualificazione e che per la qualificazione per importi sopra i 20 milioni di euro, ai fini della dimostrazione del requisito della cifra di affari, che venga ripristinata la possibilità di utilizzare i migliori 5 anni degli ultimi 10 antecedenti la data di pubblicazione del bando;
– infine, in merito al sistema di affidamento degli appalti: la scelta di privilegiare l’offerta più vantaggiosa è condivisa dall’Ance perché costringe le stazioni appaltanti e le imprese a ragionare sulle offerte e sulla scelta più qualificata. Ma viene espressa la preoccupazione che l’applicazione di questa normativa a stazioni appaltanti ben lontane dall’essere qualificate (si stanno ancora definendo le linee guida sul tema) e la mancanza sotto la soglia comunitaria dell’obbligo di sorteggiare nell’albo dell’Anac i commissari per la valutazione delle offerte, possa portare ad una fase di opacità o peggio a fenomeni di corruzione. Per questo la richiesta è, per il tempo necessario alla qualificazione delle stazioni appaltanti e al consolidamento dei meccanismi di scelta di commissari di gara al di sopra di ogni sospetto, che si possa permettere alle stazioni appaltanti la possibilità di utilizzare il sistema della esclusione automatica delle offerte anomale con il metodo antiturbativa fino all’importo di 2,5 milioni.

Foto credit: Davide Taviani

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