Promuovere un modello normativo che unifichi le diverse forme di tutela delle aree protette per difendere il territorio, ma anche attrarre investimenti e avviare attività economiche.
È questo il filo conduttore delle considerazioni esposte dall’Ance durante l’audizione informale del 23 gennaio scorso presso la Commissione Ambiente della Camera dei deputati nell’ambito dell’esame del DDL sulle aree protette.
Dal 1991, anno di approvazione della Legge quadro per la tutela delle aree protette, ad oggi è molto cambiato il concetto di “tutela e protezione” inteso non più solo come mera conservazione del patrimonio naturale, ma anche come promozione e valorizzazione dello stesso.
L’attenzione per le “aree protette” ha chiaramente assunto negli ultimi anni una sempre crescente attualità, in ragione di una nuova consapevolezza dell’esigenza di tutela degli habitat naturali.
“Tale evoluzione dovrebbe essere supportata da un modello normativo dinamico capace di raccordare/unificare le diverse forme di tutela” è quanto chiede l’Ance, come si legge in un comunicato, per costruire un sistema capace di difendere il territorio e nello stesso tempo attrarre investimenti e rilanciare le attività economiche legate al territorio.
Secondo l’Associazione il disegno di legge 4144/C, pur avendo il pregio di prevedere alcune semplificazioni e snellimenti soprattutto per quanto riguarda il sistema della governance, nel complesso continua ad avere una eccessiva stratificazione di competenze, livelli di tutela, strumenti di pianificazione e gestione talvolta non coordinati tra loro, che rischiano di provocare un effetto di rallentamento del processo di valorizzazione delle aree protette.
La proposta dell’Ance è quella di una unificazione o comunque di una razionalizzazione delle competenze nei vari settori, così da poter rispondere all’esigenza di certezza di procedure e tempi che sono un elemento essenziale per qualsiasi attività.
Le linee d’azione individuate dall’Associazione:
– superare la stratificazione degli strumenti di pianificazione, razionalizzando e unificando gli atti di regolamentazione delle aree protette;
– definire criteri e principi per l’individuazione delle aree contigue in un’ottica di uniformità di disciplina su tutto il territorio, assicurando nel relativo procedimento un maggior coinvolgimento degli enti locali interessati;
– nel rilascio del nulla osta, assicurare una maggiore certezza dei tempi procedurali;
– semplificare il procedimento per il rilascio del nulla osta in rapporto con l’autorizzazione paesaggistica, attribuendo in questi casi alla Soprintendenza anche la valutazione di conformità dell’intervento al piano e al regolamento del parco;
– eliminare la previsione con cui si impongono addizionali ai canoni concessori delle attività economico-produttive esistenti nelle aree protette e per le attività estrattive nelle aree contigue, mettendo ulteriormente in difficoltà il tessuto imprenditoriale già così gravato dalla crisi che perdura oramai da molti anni.
Foto credit: Joshua Mayer