Secondo l’Antitrust, è contraria ai principi concorrenziali la norma inserita nel Decreto Fiscale 148/2017, che introduce il principio dell’equo compenso, e che cancella di fatto la possibilità di contratti di collaborazione capestro, prestazioni professionali al massimo ribasso e di incarichi da svolgere a titolo gratuito.
Secondo il decreto presentato a luglio dal senatore Maurizio Sacconi, esteso a tutte le categorie di professionisti il 16 novembre, il valore delle prestazioni professionali non può scendere oltre un certo limite.
Tutte le clausole contrattuali che fissino un compenso inferiore ai valori stabiliti per legge sono da considerarsi vessatorie e perciò nulle. In sostanza, le parcelle di architetti e ingegneri sono conformi alla legge solo se risultano proporzionali alla qualità e alla quantità del lavoro svolto.
Nella segnalazione inviata ai presidenti del Senato e della Camera e al Presidente del Consiglio dei Ministri dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si legge che “la disposizione, nella misura in cui collega l’equità del compenso a parametri tariffari contenuti nei decreti anzidetti, reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l’effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali con alcune tipologie di clienti c.d. ‘forti’ e ricomprende anche la Pubblica Amministrazione”
In sostanza le tariffe minime fisse rappresentano una grave restrizione della concorrenza, perché bloccano di fatto l’uso del più importante strumento concorrenziale: il prezzo della prestazione.
Questo segnerebbe un’inversione di tendenza alla linea pro-concorrenza intrapresa con questa serie di riforme.
Il Sole 24 Ore afferma, inoltre, che “sarebbero i newcomer, gli ultimi arrivati sul mercato delle professioni, «ad essere pregiudicati dalla reintroduzione di tariffe minime» perché «vedrebbero drasticamente compromesse le opportunità di farsi conoscere sul mercato e di competere con i colleghi affermati»”.
Secondo l’Autorità Garante, guidata da Giovanni Pitruzzella, eventuali problematiche legate ad un elevato potere di domanda potrebbero essere gestite attraverso modelli organizzativi migliori che tutelino i lavoratori autonomi in situazioni di squilibrio contrattuale. L’attuazione di questo decreto si legge nella segnalazione, ed è questo è il motivo della sua bocciatura, “avrebbe l’unico effetto di alterare il corretto funzionamento delle dinamiche di mercato e l’efficiente allocazione delle risorse”.
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