È in consultazione online fino al 3 luglio la proposta di decreto che disciplina l’obbligo di utilizzare il BIM (Building Information Modeling) nella progettazione delle opere pubbliche.
Dopo la redazione del testo per mano di una Commissione composta da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche, del mondo accademico e della rete nazionale delle professioni dell’area tecnico-scientifica, arriva quindi la fase di ascolto e coinvolgimento tramite consultazione pubblica per allargare il ventaglio dei soggetti coinvolti e i preziosi contributi offerti da chi ogni giorno è coinvolto nell’utilizzo dei metodi e degli strumenti elettronici specifici di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture.
“Il nuovo Codice Appalti – spiega il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, secondo quanto pubblicato da edilportale.com – ha introdotto l’obbligatorietà di specifici metodi e strumenti elettronici di progettazione, quali quelli di modellazione per l’edilizia e le infrastrutture, come previsto dalla normativa europea. Tale obbligo è finalizzato a razionalizzare le attività di progettazione e delle connesse verifiche, andando a migliorare e snellire processi che fino ad oggi hanno influito su tempi e modi di partecipazione agli appalti”.
Il testo prevede l’entrata in vigore graduale dell’obbligatorietà: dal 1° gennaio 2019 per opere di importo a base di gara pari o superiore a 100 milioni di euro, dal 1° gennaio 2020 per opere di importo a base di gara pari o superiore a 50 milioni; dal 1° gennaio 2021 per opere di importo a base di gara pari o superiore a 15 milioni di euro; dal 1° gennaio 2022 per le opere di importo a base di gara pari o superiore alla soglia di cui all’articolo 35 del Codice; dal 1° gennaio 2015 per tutte le nuove opere.
Il Modello BIM ha l’obiettivo di ottimizzare, tramite l’integrazione con metodi e strumenti elettronici specifici, la progettazione, la realizzazione e la gestione di costruzioni.
Si introduce nel testo del decreto in consultazione per la prima volta il concetto di “ambiente di condivisione dei dati”, come un ecosistema digitale in cui i dati sono prodotti, raccolti e condivisi in base a criteri contrattuali, principi giuridici di tutela della proprietà intellettuale e dispositivi di protezione della sicurezza dei dati.
Si istituirà una commissione di monitoraggio per tenere sotto osservazione le dinamiche evolutive della digitalizzazione e della gestione informativa, oltre che per formulare criteri di indirizzo e misure operative a supporto degli operatori della domanda pubblica e dell’offerta privata.
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