Borghi abbandonati: tante vie per recuperarli

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Sono tanti i borghi italiani abbandonati. Ma tante potrebbero essere anche le vie per recuperarli. Da set cinematografici a vendite a 1 euro.

Secondo l’stat sarebbero circa un migliaio, ma se si aggiungono strutture rurali come stazzi ed alpeggi potrebbero essere circa 6000. Ce ne sono in tutte le regioni, eccetto Marche e Valle d’Aosta. Sono definiti borghi abbandonati o fantasma perché sono situati in zone impervie del Paese, spesso immersi nella natura, e i residenti li hanno abbandonati per ragioni economiche, sanitarie, sociali, ambientali e di sicurezza.

Tante le ipotesi per valorizzarli che arrivano per lo più dalle amministrazioni locali, Ambienteambienti ne ha raccolto un elenco che vi proponiamo di seguito.

Un esempio? Succiso, in provincia di Reggio Emilia e a quasi 1000 metri di altezza. È il primo paese-cooperativa. Dopo la chiusura dell’ultimo bar e dell’ultima bottega nel 1991, 9 giovani hanno creato una cooperativa di comunità, la Cooperativa Valle dei Cavalieri, investendo proprie risorse, per rilevare il bar e la bottega e ridare vita al paese.

“Dapprima abbiamo investito i nostri soldi e abbiamo risistemato la vecchia scuola elementare del paese, ormai diroccata – racconta Dario Torri, il presidente, secondo quanto pubblica vita.it – Lì abbiamo aperto un bar e una bottega di prodotti alimentari, dove oggi arrivano clienti pure dai paesi limitrofi, perché il negozio più vicino dista 20 chilometri. Vendiamo anche il pane che produciamo noi: 20 chili al giorno d’inverno e 80 chili d’estate. Ma non ci siamo fermati qui. Abbiamo avviato anche un ristorante, che oggi ha 220 coperti e un agriturismo con sei camere e venti posti letto: oggi ospitiamo fino a 14mila turisti all’anno. E da poco abbiamo un piccolo centro benessere».
La Cooperativa ha inoltre riscoperto un’attività storica per Succiso: l’allevamento di pecore e la produzione di formaggio.
Il paese è tornato a vivere, è abitato da 65 persone ed è diventato un caso di studio per ricercatori che arrivano da Giappone, Corea, Birmania, Stati Uniti, Canada, Swaziland.

Il pensiero più immediato quando si pensa alla rinascita di questi luoghi è certamente il turismo. Questi luoghi sono custodi di antichi saperi e di un tempo scandito solo dalla natura, mete perfette per chi vuole riscoprire il silenzio e la lentezza. Si aprono le case, si imbandiscono le tavole, si invitano persino i turisti a coltivare il terreno oppure a fare piccoli lavoretti per far rivivere il borgo. Come a Riccia, borgo in provincia di Campobasso, che ha restaurato alcune vecchie case ed un convento per ospitare il turismo “lento”.

C’è poi il cinema ad offrire un’alternativa di recupero. Gli autori ed i produttori televisivi e cinematografici sono sempre alla ricerca di set e location unici. I borghi fantasma sono ideali per questo ruolo. La scelta di questi siti spesso mette in moto una serie di possibilità lavorative ed economiche intorno all’evento che spinge a tornare e ad investire, diventando poi una meta turistica. E il luogo prende vita. Un nome tra tutti: Craco, il paese fantasma in Basilicata, scelto da molti registi, da Francesco Rosi a Mel Gibson, per realizzare scene dei loro film.

Un altro esempio è quello di San Pietro Infine, in provincia di Caserta, un insieme di case e ruderi arroccati su uno sperone di roccia, con intorno solo la natura selvaggia, scelto da  Monicelli per alcune scene del suo film “La grande guerra”.

Ci sono poi il cibo, l’enogastronomia, le tradizioni locali e folkloristiche a costituire una risorsa per attirare nei borghi abbandonati turisti con più facilità, rilanciare l’economia e far ricrescere le comunità. Un concorso letterario o un festival nazionale o internazionale, portano sicuramente ottimi risultati. Così come sagre, con prodotti tipici e di qualità, a chilometro zero.
Famoso è l’esempio di Nughedu Santa Vittoria, in provincia di Oristano, dove le famiglie aprono le porte di casa ed invitano a pranzo i turisti.

Ci sono poi i casi delle amministrazioni locali che hanno messo in vendita le case disabitate ad un euro, oppure proposto importanti sgravi fiscali o persino incentivi, affitti o residenze gratuite ai forestieri che decidono di trasferirsi nei centri disabitati. Oltre a finanziamenti per ripristinare la funzionalità dei luoghi, a patto di abitarci regolarmente per un certo periodo di tempo. Succede, tra gli altri, a Nulvi, in provincia di Sassari, e Gangi, in provincia di Palermo.

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Gangi, provincia di Palermo

Tutto ciò è possibile grazie ai fondi e ai finanziamenti che le istituzioni statali, regionali, provinciali e comunali mettono a disposizione per rilanciare gli investimenti e ridare così vita alle comunità. Ad ottobre del 2017 è stata anche approvata la “Legge salva borghi”, che prevede un finanziamento di circa 100 milioni di euro fino al 2023 per risistemare e riqualificare completamente le strutture e la viabilità dei borghi, trasformandoli anche in mete turistiche.

 

Foto credit: Comune di San Pietro Infine

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