Caldo record, le linee guida per lavorare in cantiere

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Caldo in cantiere: lavoratore sudato
Credit foto: News Mondo

L’aumento delle temperature può compromettere le operazioni edili e la salute di chi lavora: ecco perché serve una pianificazione attenta degli interventi

Riorganizzare i turni di lavoro, ridurre le esposizioni al calore, formare il personale e dotarlo di acqua fresca e protezioni adeguate: sono questi alcuni dei punti del decalogo INAIL per affrontare l’allerta caldo in cantiere e, in generale, nei luoghi di lavoro all’aperto.

Le temperature che interessano l’Italia nel periodo estivo aumentano pericolosamente ogni anno che passa, con maggiori rischi sulla sicurezza dei lavoratori. La prima metà dell’estate 2023 ha già registrato diversi decessi per le alte temperature: non ultimo, purtroppo, un operaio a Lodi impegnato nel rifacimento della segnaletica stradale.

Non è difficile immaginare, quindi, che ai rischi del lavoro in cantiere osservati nel primo trimestre del 2023 si aggiungeranno, nei successivi tre mesi, anche i pericoli legati al caldo.

I sindacati sono in movimento e chiedono la cassa integrazione per i lavoratori del comparto edile quando le temperature esterne superano i 35°C, reali o percepiti. Esiste infatti una circolare dell’INPS che ammette la possibilità di usare questo ammortizzatore sociale e riconosce come la causale per “eventi meteo”.

Nel frattempo, nel quadro del progetto “Worklimate” per contrastare lo stress termico sul lavoro, l’INAIL ha realizzato un vademecum pronto all’uso per la prevenzione delle patologie da calore. Il documento si rivolge in particolar modo a lavoratori, datori di lavoro e figure aziendali della salute e sicurezza.

Vediamo in dettaglio le voci del decalogo.

Identificare i pericoli e il responsabile per la sorveglianza

Non solo le temperature elevate: i rischi legati al caldo dipendono anche dall’umidità e dall’esposizione al sole o ad altre fonti di calore. Per questo tornano utili alcuni strumenti di identificazione, come la piattaforma previsionale di allerta da caldo sviluppata nell’ambito del progetto Worklimate.

Contestualmente, è importante nominare un responsabile nel luogo di lavoro per la sorveglianza delle condizioni climatiche. Nello specifico, questa figura deve essere formata sull’utilizzo dell’indice di calore e degli indicatori di rischio di stress termico e deve poter mettere in atto le azioni di tutela contro le patologie da caldo.

Allo stesso modo, è fondamentale che gli addetti ai lavori siano informati sugli effetti del caldo per la salute e che conoscano le regole di prevenzione e protezione da adottare. L’ideale sarebbe promuovere il reciproco controllo tra lavoratori, soprattutto durante le ondate di calore e nei momenti della giornata con temperature particolarmente elevate.

Idratazione: bere un litro d’acqua ogni ora

È compito del datore di lavoro rendere disponibile acqua sia da bere che per rinfrescarsi, posta dentro a dei contenitori che andrebbero installati in diverse aree del cantiere.

Al verificarsi delle ondate di calore è bene incoraggiare i lavoratori a bere: via le bevande energetiche, che possono provocare disturbi elettrolitici; meglio preferire sempre l’acqua. Attenzione, però, a non berne troppa. Il consiglio è di non superare il litro e mezzo in un’ora, perché l’eccesso di liquidi può provocare una carenza di sali minerali. In genere, un’alimentazione equilibrata basta a reintegrare i sali persi con la sudorazione.

Caldo in cantiere: temperature troppo alte
Credit foto: La Stampa

Abbigliamento: mai a pelle nuda

Coprirsi è fondamentale e si consiglia di farlo con abiti leggeri in fibre naturali, traspiranti e di colore chiaro. Quando possibile, è bene usare i copricapo con visiera o a tesa larga e gli occhiali da sole con filtri UVA.

Nelle parti del corpo che rimangono scoperte, meglio applicare una crema solare ad alta protezione (almeno SPF 50).

Limitare l’esposizione al sole

Consultare le previsioni di allerta caldo è fondamentale per programmare responsabilmente gli orari di lavoro e le mansioni da svolgere, in modo da evitare i momenti più critici della giornata. L’INAIL in questo caso propone di alternare i turni tra gli addetti ai lavori per minimizzare l’esposizione al caldo, ma arriva anche a raccomandare l’interruzione degli interventi in casi più estremi.

Quando possibile, occorre assicurare la disponibilità di aree ombreggiate o climatizzate per i momenti di pausa. Sarebbe meglio anche pianificare pause brevi, ma frequenti: diversamente, il lavoro rallenta e aumenta il rischio di errore umano.

Favorire l’acclimazione

I carichi di lavoro e l’esposizione al sole andrebbero aumentati gradualmente: per acclimarsi, infatti, sono necessari dai 7 ai 14 giorni, durante i quali è importante favorire le pause per l’approvvigionamento di acqua e il riposo all’ombra. I neo-assunti e chi è tornato al lavoro da poco, dopo un’assenza prolungata, dovrebbero iniziare con il 20% del carico di lavoro; i lavoratori esperti, con il 50%.

Come richiedere la cassa integrazione

È possibile usufruire alla cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) per le sospensioni o le riduzioni dell’attività lavorativa causate dall’aumento delle temperature. Le istruzioni sono contenute nella Circolare INPS n. 139/2016 e nel messaggio Hermes INPS n. 1856/2017, dove viene precisato che sono considerate “elevate” le temperature superiori ai 35°C, anche solo percepite.

In caso di domanda di CIGO, l’azienda deve solo indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività e specificare il tipo di lavorazione in atto nelle stesse giornate. Non è tenuta, invece, a dichiarare l’entità della temperatura e i bollettini meteo. Questi ultimi vengono infatti acquisiti autonomamente dall’INPS, che provvede a effettuare una valutazione anche in base alla tipologia di lavoro svolto.

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