Mare e montagna è il binomio che ha da sempre fatto la fortuna della città di Catania. Eppure, mentre quella dell’Etna è una presenza costante, impossibile da dimenticare perché visibile da qualsiasi angolo della città, l’elemento mare appare spesso nascosto e difficilmente raggiungibile.
Pochissimi sono i tratti di costa liberamente accessibili. Le barriere naturali e artificiali, le numerosissime proprietà private, la stazione ferroviaria e il porto impediscono al pubblico di raggiungere il mare.
Il waterfront, che dovrebbe servire da collegamento tra mare e città, non è attualmente fruibile dai catanesi, seppure da tempo oggetto di discussione da parte delle amministrazioni comunali.
A tal proposito, un primo progetto era stato elaborato nel 2002 dagli architetti catalani Bohigas e Martorelli. L’idea era di ridisegnare un’area vastissima, dalla ex Italcementi fino al porto di Ognina, ma il progetto non è mai stato mai realizzato. Nel 2012, il caso è stato definitivamente archiviato dal Tar.
Nel 2018, un concorso indetto dalla giunta guidata da Enzo Bianco prova a riavviare la riqualificazione del waterfront di Catania. Il bando viene annullato dalla nuova giunta del sindaco Salvo Pugliese e rilanciato da un nuovo concorso d’idee, di respiro internazionale. Ad aggiudicarsi la vittoria, il team di Park Associati con il progetto “Catania guarda il mare”.
Il nuovo progetto per il waterfront di Catania
A vincere il concorso per la riqualificazione del waterfront di Catania, bandito nel 2019, è Park Associati, con il progetto “Catania guarda il mare”, a cui hanno lavorato anche il Consorzio stabile di ingegneria R1, Coprat e Project Base, oltre a numerosi esperti in differenti campi di attività.
Il Masterplan ridisegna il waterfront per quattro chilometri e mira a rendere Catania nuovamente una città di mare, con l’acqua come elemento centrale del progetto.
Sono previste tre fasi di attuazione:
- la fase 0 (da zero a tre anni) che dovrà essere attuata con gli interventi previsti dal piano del traffico, dal piano parcheggi comunale e da quelli di RFI – Rete Ferroviaria Italiana – con l’importante intervento di delocalizzazione del terminal delle autolinee;
- la fase 1 (da tre a dieci anni), da avviare con gli interventi previsti dalla pianificazione portuale;
- la fase 2 (da dieci a 30 anni) da realizzare con gli interventi di RFI per il nodo ferroviario di Catania.
I cambiamenti sarebbero radicali. L’ex deposito locomotive dovrebbe infatti trasformarsi in un’area di mercato ed espositiva, integrata da funzioni direzionali, terziarie e del tempo libero. Il complesso delle Ciminiere 2 diventerebbe sede di musei, laboratori, spazi di co-working e impianti sportivi ispirati all’acqua.
Tra le opere previste dal masterplan, rive accessibili, specchi d’acqua, discese a mare, la trasformazione del viadotto ferroviario in una promenade, il ridisegno della darsena da utilizzare come piazza urbana e, infine, un parco ferroviario di 167mila metri quadrati.
Dal punto di vista energetico, il progetto prevede un sistema di stoccaggio dell’acqua per ridurre i tempi di corrivazione e gli effetti delle forti piogge e riutilizzare le acque piovane come serbatoio energetico. Una centrale maremotrice servirebbe invece per lo sfruttamento del moto ondoso del mare come fonte di energia elettrica rinnovabile.
Futuro prossimo o immaginato?
Dei progetti di riqualificazione del waterfront si parla da anni, utilizzando un tempo futuro che suona come certo e imminente, ma che tarda ad arrivare. Le attuali condizioni della città di Catania smentiscono, purtroppo, quanto è stato prospettato in passato. I progetti più importanti – come quello firmato da Bohigas e Martorelli – sono rimasti sulla carta. Gli interventi sulla zona portuaria e sulle aree limitrofe sono pochi (a titolo d’esempio, ricordiamo il recupero dell’edificio dell’Antica Dogana e il progetto di street art che ha interessato i vecchi silos) e, soprattutto, mancano di una visione d’insieme e di un piano strategico che, invece, sarebbero fondamentali per dare uno slancio a queste aree.
Certamente, la realizzazione di un fronte mare aperto alla città e alle persone che la vivono rappresenterebbe un’opportunità per lo sviluppo sostenibile di Catania e un primo passo per ritrovare la sua naturale proiezione verso il mare. Anche se, pure qui, i tempi di realizzazione sarebbero lunghissimi: almeno trent’anni per il waterfront immaginato da Park Associati. Dato che dalla vittoria del progetto a oggi ne sono già passati quattro e non si è ancora mosso nulla, l’orizzonte temporale sembra ancora più distante.
Fonti: Ilgiornaledellarchitettura.com, Portusonline.org, Parkassociati.com, Infodbuild.it
Credit Foto: Parkassociati.com