Nel 2014 la Cassa integrazione in deroga non sarà accessibile per i dipendenti degli studi professionali. A stabilirlo lo schema di decreto dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, che ridisegna i nuovi criteri per l’accesso e la Legge di Stabilità: i professionisti titolari di studio non sono equiparati agli imprenditori e sarebbero esclusi dalla possibilità di richiedere gli ammortizzatori sociali per i dipendenti.
Tante le voci che si sono già levate per protestare contro le nuove regolamentazioni, che suscitano tra i liberi professionisti italiani un profondo senso di ingiustizia .
“Francamente è una scelta incomprensibile e ingiustificata. – scrive Gaetano Stella, Presidente di Confprofessioni (Confederazione italiana delle libere professioni), in una lettera al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Enrico Giovannini – Incomprensibile perché il settore degli studi professionali, al pari delle imprese, sta attraversando una fase di profonda crisi che si riflette in un sensibile calo dei fatturati degli studi. Ingiustificata perché l’impatto della Cig in deroga negli studi professionali è una goccia nel mare rispetto ad altri comparti produttivi, sia per il numero ore che di percettori”.
Parole forti, come quelle recapitate al Ministro da Marina Calderone, presidente del Cup (Comitato Unitario Professioni): “Non si comprende come si possa sacrificare questa consistente fetta del mondo produttivo italiano, reintroducendo un’anacronistica distinzione tra ‘imprese’ e ‘datori di lavoro’, in un momento in cui ci sarebbe bisogno, così come è già avvenuto in passato, di misure che aiutino tutte le componenti della società che contribuiscono al mantenimento e alla crescita del Paese. Si è consapevoli che le ristrettezze del bilancio statale – continua Calderone – imponevano una rivisitazione dei criteri di assegnazioni del meccanismo di cassa integrazione in deroga. Ma è inaccettabile la revoca netta di una misura che in questi anni ha permesso, peraltro in termini percentuali minimi rispetto al mondo delle imprese, di sostenere la rete degli studi professionali soprattutto di piccole dimensioni”.
“Un fatto decisamente sconcertante e deludente. È una aberrazione della giustizia sociale che si commenta da sé”, ha dichiarato Francesco Longobardi, presidente nazionale di Ancl-S.u., l’Associazione nazionale dei consulenti del lavoro e sindacato unitario. “La crisi ha colpito anche noi – ricorda Longobardi – È come se dicessero che i nostri dipendenti sono lavoratori di serie B”.
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