Negli ultimi due anni gli incentivi fiscali e il PNRR hanno trainato il settore edile, determinando una crescita eccezionale per quantità e prezzo delle costruzioni
Considerati i valori correnti al posto di quelli deflazionati, nel 2022 gli investimenti in costruzioni hanno raggiunto 232 miliardi di euro. Una cifra che nel 2019 era ritenuta impensabile e che adesso avvicina il settore ai tassi del 2007, poco prima della grande recessione.
Il totale degli investimenti nel 2022 conta ben 91 miliardi in più rispetto al 2019, che ha accumulato in tutto 141 miliardi di euro. Secondo il Cresme, il Centro Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato nell’Edilizia, ciò è dovuto al fatto che le costruzioni nel 2022 costano circa il 25/30% in più rispetto al 2019.
I numeri presentati nel XXXIII Rapporto Congiunturale e Previsionale, intitolato “Il mercato delle costruzioni 2023”, evidenziano l’impatto positivo degli incentivi fiscali e del PNRR sul settore.
Preso da solo, il Superbonus ha infatti contribuito alla crescita del PIL per il 22%, ma l’inversione di marcia proposta dal Governo nel Decreto Aiuti quater (con la maxi-detrazione che scende al 90%) può cambiare le carte in tavola già dal 2023.
I numeri in aumento
La crescita del mercato delle costruzioni nel 2022 è frutto di diversi fattori, tra cui le risorse private derivate dai risparmi di famiglie e imprese accumulati tra il 2020 e il 2021.
Seguono poi le risorse pubbliche: bonus edilizi e PNRR per la maggiore, ma hanno dato un contributo importante anche gli stanziamenti per le opere pubbliche degli anni 2014/2015, che si sono trasformati in aggiudicazioni di lavori a partire dal 2021.
Gli interventi di riqualificazione e i bandi di opere pubbliche hanno permesso alle costruzioni di fare un balzo in avanti del 50%, con un’impennata da paese in via di sviluppo.
Tra il 2020 e il 2022, infatti, nel settore delle costruzioni gli investimenti sono cresciuti per un valore pari a 106 miliardi di euro rispetto al 2019. In termini reali l’aumento è stato del +20,4% nel 2021 e del +14,9% nel 2022, anno in cui il peso specifico dell’edilizia sul PIL nazionale si è assestato al 13,9%.
Ipotesi future
Le cifre facevano già ben sperare intorno a giugno 2022, quando il presidente del Cresme Lorenzo Bellicini dichiarava all’Ansa che “Il mercato si mostra positivo come non accadeva da tanto tempo”.
Ma allo stesso tempo aggiungeva che “Siamo un po’ preoccupati perché la salita è stata ripida e davanti abbiamo una situazione di rallentamento dopo la quale bisognerà capire cosa succede”.
Il 2023 dovrebbe già far registrare un cambio di tendenza, complice il ridimensionamento dei bonus edilizi che spingerà a sfruttare di più le occasioni offerte dal PNRR in merito alle opere pubbliche.
Per questo ambito le previsioni del Cresme parlano infatti di un aumento negli investimenti pari al +41,7%, mentre il Superbonus e gli altri incentivi fiscali le risorse disponibili dovrebbero scendere del 9%.
Il futuro delle costruzioni è uno dei grandi temi chiave del rapporto del 2023, ma sembra assai probabile che la frenata delle agevolazioni rallenterà anche il PIL. Il settore potrebbe entrare in una fase in cui non più tutti i motori tireranno la crescita: certamente alcuni comparti continueranno a crescere, ma altri potrebbero fermarsi.
Si delinea quindi un nuovo scenario con due temi chiave, incentrati sul cosa accadrà nel 2023-2024 e cosa succederà invece dopo il 2026-2027. In questo contesto la produttività del settore delle costruzioni sarà costretta a cambiare e, da questo punto di vista, i prossimi dieci anni si riveleranno particolarmente decisivi.