Crollo Vela di Scampia: perché serve la riqualificazione

1751

Un ballatoio cede e porta con sé, oltre ai calcinacci, anche vittime e feriti. A marzo 2024 è iniziata la riqualificazione della Vela Celeste, che fa parte di un vecchio complesso residenziale ormai parzialmente demolito

Articolo aggiornato al 26/07/2024

Napoli, Vela Celeste nel quartiere Scampia. Intorno alle 22:40 del 22 luglio 2024 il ballatoio del terzo piano, che collega diverse parti dell’edificio, si stacca e precipita sui piani inferiori. 3 sono le vittime, un uomo di 29 anni e due donne di 35 e 53 anni. I feriti sono 12 e tra questi ci sono anche 7 bambini tra i 2 e gli 8 anni.

Molte persone si sono riversate in strada subito dopo la caduta, spaventate dall’idea di un nuovo crollo. I vigili del fuoco hanno tempestivamente concluso le operazioni di evacuazione dai piani alti e hanno verificato la stabilità della parte coinvolta dell’edificio. Secondo le prime dichiarazioni dell’assessore al Welfare per il Comune di Napoli, Luca Trapanese, i nuclei familiari coinvolti sono 218, con circa 800 persone a cui trovare sistemazione.

Indice

La ricostruzione del crollo

Il ballatoio di ferro al terzo piano si stacca, si sente un boato fortissimo e la struttura cade giù sul secondo e sul primo piano trascinandosi dietro i calcinacci. Questa la prima ricostruzione dei fatti, sui quali la Polizia di Stato sta già indagando. L’indagine dei PM Manuela Persico e Mario Canale, coordinati dal procuratore aggiunto Simona di Monte, ipotizza i reati di disastro, crollo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Anche se non è esclusa nessuna ipotesi, la più accreditata sembra quella di un cedimento strutturale.

Secondo alcuni dei residenti della Vela Celeste il crollo sarebbe colpa delle scarsa manutenzione della struttura. Per altri, invece, la tragedia sarebbe stata innescata dal cantiere appena avviato per la ristrutturazione dell’edificio. Su questo punto, però, i tecnici del Comune di Napoli assicurano che i lavori sono solo all’inizio e che non è stato ancora eseguito nessun intervento impattante.

C’è poi chi accusa l’abusivismo: metà delle persone che occupano le Vele di Scampia lo fanno senza averne il titolo. Quando le case vengono sgomberate, gli abusivi costruiscono passerelle artigianali per arrivare ad abbattere le mura. Un’altra delle ipotesi, adesso al vaglio degli inquirenti, indica il cedimento di una di queste passerelle come causa del crollo all’interno della Vela Celeste.

La Squadra Mobile di Napoli sta acquisendo documenti con l’obiettivo di verificare se, negli ultimi anni, le procedure di manutenzione sulla struttura siano state condotte regolarmente. Particolare attenzione è data alla ricerca di eventuali segnalazioni di danni. Lo scopo è trovare un nesso di causalità tra gli appelli inascoltati e il cedimento del 22 luglio.

Video di fabriziomarra44 via Instagram

La riqualificazione della Vela Celeste

Le difficili condizioni della Vela Celeste erano già note da tempo. Risale al 2015 un’ordinanza di sgombero coatto firmata dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che però non è mai stata eseguita. Nel 2016, un altro documento denunciava l’assenza di manutenzione dei ballatoi dell’edificio, con relativo rischio di crollo.

Solo ad aprile 2023 è effettivamente stato annunciato il piano di rigenerazione urbana della struttura. I lavori, in corso fino al momento del crollo, hanno potuto contare su un sostegno di 18 milioni di euro finanziati dal Piano Periferie.

La Vela Celeste (o Vela B) è uno degli ultimi edifici rimasti in piedi a Scampia dopo la demolizione delle altre strutture, decisa per dare una sistemazione più adeguata ai residenti. In dettaglio, il progetto prevede la riqualificazione degli spazi comuni, del piano dei garage e dei porticati, dei collegamenti verticali e del rifacimento delle superfici orizzontali di copertura.

Nel suo complesso, l’intervento rappresenta un tassello importante nell’ambito della rigenerazione delle Vele di Scampia. La Vela Celeste è infatti l’unica designata a restare in piedi come simbolo del passato, del quartiere e delle battaglie per il riscatto condotte dalla comunità che abita la zona.

Le Vele di Scampia: tra degrado e rinascita

Le Vele, sette in totale su un’area di 115 ettari, furono costruite tra il 1962 e il 1975 su un progetto dall’architetto Francesco Di Salvo. In origine l’opera includeva anche centri aggregativi, aree comuni, uno spazio di gioco per bambini e altre attrezzature collettive. Tuttavia, questo “nucleo di socializzazione” non fu mai realizzato e, anzi, contribuì al fallimento del complesso così come era stato concepito.

Negli anni il complesso è tristemente diventato sinonimo di degrado e malavita. Per rilanciare il quartiere, dal punto di vista sociale e anche urbanistico-edilizio, a metà degli anni Novanta si decise di abbattere alcuni degli edifici: le demolizioni sono avvenute nel 1997, nel 2000, nel 2003 e nel 2020. Le strutture abbattute fanno spazio a nuove case, uffici e scuole: nell’ottobre del 2022, su uno degli edifici demoliti, è stata inaugurata la nuova sede della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II.

Demolizione di una Vela di Scampia
Foto via Fanpage.it

Delle tre Vele rimaste, solo la Celeste sarà lasciata al suo posto. I cantieri sono iniziati a marzo 2024 e prevedono la realizzazione di uffici pubblici del Comune e della Città Metropolitana.

L’assessorato sta lavorando per organizzare i trasferimenti degli abitanti delle altre due Vele da demolire. La prima dovrà essere abbattuta entro dicembre 2024. Sulle aree di sedime degli edifici da buttare giù è prevista la realizzazione di ulteriori edifici per completare il pacchetto complessivo di 433 alloggi.

L’importo totale dei vari finanziamenti ammonta a 152.488.684 euro. La maggior parte della somma è rappresentata dai fondi del PNRR.

Il futuro è nella rigenerazione urbana

La storia delle Vele di Scampia fa da esempio a una posizione che noi di Tradimalt sosteniamo da diverso tempo, ovvero che, a volte, demolire e ricostruire è necessario e che può essere una soluzione migliore del risanamento.

Di questo abbiamo discusso anche in occasione di Existing Building Forum, la Biennale su rischio sismico e restauro del costruito che abbiamo organizzato a Catania il 23 novembre 2023. Durante il convegno, il Professor Ivo Caliò dell’UniCT ha indicato la ricerca e la riqualificazione come pilastri fondamentali per garantire la resilienza delle comunità, anche in chiave antisismica.

Rigenerazione e riqualificazione sono infatti degli strumenti molto importanti per il rilancio del territorio e su questi si basa il futuro del mercato immobiliare. Secondo il rapporto pubblicato da Scenari Immobiliari, entro il 2050 il recupero delle aree urbane interesserà 920 chilometri quadrati di suolo rigenerabile, produrrà 2.300 miliardi di euro di fatturato e creerà 100 mila posti di lavoro.

Fonti:

NESSUN COMMENTO

SCRIVI UNA RISPOSTA