Da stadio a velodromo, storia di un impianto abbandonato a Paternò

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Il velodromo Salinelle di Paternò, abbandonato da decenni al vandalismo, ha una storia lunga e contorta. La struttura, che deve il suo nome alla prossimità delle Salinelle, caratteristi vulcani di fango della zona, è stata costruita nel 1950. Doveva essere uno stadio di calcio per l’Ibla Paternò, storica squadra calcistica della città. E’ stata ingrandita nel tempo più volte, in concomitanza dei successi del Paternò Calcio, fino ad arrivare ad una capienza di 10.000 spettatori, fino agli inizi degli anni Novanta, quando è avvenuto un passaggio di gestione dal Comune alla Provincia di Catania.

Nel 1993 iniziano i lavori di conversione a velodromo. Dieci anni e circa 11 miliardi delle vecchie lire dopo, la struttura non è pronta, ma non verrà mai aperta al pubblico. Nel 2004 si realizza anche una pista ciclabile, mai omologata da Federciclismo.

L’impianto, 4.400 spettatori di capienza, non ha mai ospitato alcuna competizione per un contenzioso tra l’ente provinciale e la ditta che ha realizzato i lavori, fallita.

Nel 2013 dopo un lungo iter burocratico la gestione è stata riaffidata al Comune di Paternò. “Compiendo una ricognizione di dieci anni di carte – raccontava il commissario straordinario Antonella Liotta all’indomani del passaggio di gestione – ho scoperto che il finanziamento iniziale, cosa che chiunque se ci avesse lavorato avrebbe potuto verificare, è stato fatto direttamente al Comune di Paternò; che il sito è di proprietà del Comune di Paternò; che la Provincia è intervenuta con una integrazione di finanziamento solo perché quello iniziale non era sufficiente. Dopodichè, ci sono state tutte le vicende di contenzioso che chiaramente restano a carico della Provincia perché non possiamo chiuderle così. Riteniamo opportuno che il Comune si riappropri, intanto, della struttura visto che non esiste nemmeno una vigilanza su quel sito”.

Nel corso dei decenni il velodromo è diventato un ricettacolo dello spaccio della droga e di allevamento di cani da combattimento, vandalizzato fino all’inverosimile e spesso rifugio di migranti clandestini.

A marzo del 2014 sono cominciati i lavori di pulizia e messa in sicurezza della struttura, sperando che si tratti del capitolo conclusivo di questa storia.
A realizzarle sarà la ditta partecipata Pubbliservizi, a pagarle la Provincia, secondo l’accordo siglato nel 2013.
Resta il problema che per riportare il velodromo in condizione di essere utilizzato servirebbero ingenti fondi che, al momento, il Comune di Paternò non ha a disposizione.

Nonostante sia, quindi, cambianto l’ente responsabile questa struttura rischia di reinterare la propria incopiutezza nel tempo.

 

Foto credit: Paesi Etnei Oggi

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