Danni da Coronavirus: l’impatto economico e le misure straordinarie per le imprese

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L’impatto potenzialmente drammatico sull’economia mondiale del Coronavirus non è ancora preventivabile, ma le stime non sono buone nemmeno nelle ipotesi più rosee.

Lo dicono gli economisti. Lo teme il presidente della FNAILP (Federazione Nazionale Architetti ed Ingegneri Liberi Professionisti) Pasquale Giugliano. Lo confermano la borsa, la statistica e perfino i sindacati. La preoccupazione ha basi concrete. Solo in Italia, infatti, il 12% del Pil è rappresentato dalle provincie lombarde al momento coinvolte dalle misure restrittive adottate dalle autorità.

Il rischio di una recessione economica è dunque reale.

Dalle pagine dell’AGI, seppur con qualche cautela, gli esperti delle RabobankCapital Economics e Oxford Economics concordano sul fatto che “l’economia italiana, già in stagnazione, è a rischio”. Se le misure di quarantena, infatti, venissero estese anche alle altre regioni italiane potrebbero soffocare il movimento interno di prodotti.

Per la maggior parte degli analisti i settori del commercio e del turismo saranno quelli più danneggiati. Confprofessioni e FNAILP, invece, ritengono che i liberi professionisti del settore edile rischino almeno tanto quanto. Per dipendenti pubblici e privati, da tempo, sono stati previsti interventi di supporto. Diversa è la condizione per i possessori di partita IVA.

La Federazione dei professionisti ne ha approfittato per ribadire che “da anni le libere professioni intellettuali sono state oggetto delle più gravi e mortificanti vessazioni mai applicate ai lavoratori”.

Al momento, di fatto, i professionisti sono l’unica categoria sociale che non gode più di nessun criterio di proporzionalità tra retribuzione e lavoro.
Cosa che invece avviene attraverso i minimi salariali o gli stipendi per tutto il resto dei lavoratori sia pubblici che privati”. (Fonte Edilportale)

Come arginare i danni economici: in arrivo un decreto per le imprese

Per contenere l’impatto economico del Coronavirus al momento il governo ha emanato un decreto per le imprese, che si basa sul decreto legge del 23 febbraio 2020, denominato “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-2019“.

Il testo, condiviso anche dal Sole24Ore, prevede per le persone fisiche che risiedono nei Comuni indicati lo stop temporaneo nei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari, inclusi quelli che derivano da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione (specificando che non vi è rimborso di quanto è stato già versato).

Queste disposizioni riguardano anche aziende che hanno sede legale o operativa negli undici comuni interessati dal decreto legge del 23 febbraio. Vale a dire: Lombardia Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia e Terranova dei Passerini, mentre per il Veneto solo Vo’ Euganeo.

I sindacati e le associazioni dei lavoratori, in un comunicato del 27 febbraio, hanno invitato le istituzioni a superare lo stallo “riavviando le attività ora bloccate e prendendo misure forti per rilanciare l’economia”. Perché una riduzione fiscale non è sufficiente.

Il Coronavirus può trasformarsi in opportunità.

Si legge ancora nella nota: bisogna sfruttare il momento “per costruire un grande piano di rilancio degli investimenti nel Paese che contempli misure forti e straordinarie per riportare il lavoro e la nostra economia su un percorso di crescita stabile e duratura”.

Un ruolo importante, senza dubbio, dovrà essere svolto anche dalle Istituzioni europee. Solo in questo modo si potranno creare le condizioni per il rilancio economico dell’Italia nell’interesse della stessa Unione europea.

Foto di Gerd Altmann

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