Alle Regioni è stato erogato solo 19,9% del Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico che ha una dotazione di 100 milioni di euro. L’allarme arriva dalla Corte dei Conti con la relazione sul “Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (2016-2018)”.
Relazione che ha preso in esame le modalità di funzionamento e di gestione del Fondo, la governance e le responsabilità dei soggetti attuatori, giungendo alla valutazione di uno scarso utilizzo delle risorse stanziate e dell’inefficacia delle misure adottate, di natura prevalentemente emergenziale e non strutturale.
Tra le criticità rilevate c’è dunque quella di non essere riusciti a definire compiutamente una vera e propria politica nazionale di contrasto al dissesto idrogeologico, di natura preventiva e non emergenziale, coerente con una politica urbanistica e paesaggistica, rispettosa dei vincoli ambientali.
C’è poi l’inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative; l’assenza di adeguati controlli e monitoraggi; la mancata interoperabilità informativa tra Stato e Regioni; la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara ancora non espletate; la frammentazione e disomogeneità delle fonti dei dati sul dissesto.
Non ultima una diffusa difficoltà delle amministrazioni nazionali e locali di incardinare l’attività di tutela e prevenzione nelle funzioni ordinarie, con il conseguente ripetuto ricorso alle gestioni commissariali.
Secondo la Corte dei Conti, la lenta approvazione dei progetti e le complesse procedure di messa in gara dei lavori, accompagnate dai cambiamenti geomorfologici dei territori, hanno determinato un allungamento dei tempi, molto spesso nemico della prevenzione almeno tanto quanto la mancanza di risorse finanziarie.
Dell’importo richiesto da ciascuna Regione è stata ad oggi erogata soltanto la prima tranche del 26%, non è stata erogata la seconda tranche, pari al 47%, non avendo nessuna Regione completate le progettazioni finanziate.
Tra le cause la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara ancora non espletate, nonché le rilevate difficoltà di inserimento nella banca dati BDU del MEF dei dati relativi ai singoli interventi a causa di problemi tecnici tra sistemi di interfaccia non idonei.
Nella relazione della Corte dei Conti anche alcune raccomandazioni, tra cui l’adozione di un sistema unitario di banca dati di gestione del Fondo, che assicuri in tempi rapidi la revisione dell’attuale sistema e la semplificazione delle procedure di utilizzo delle risorse, nonché il monitoraggio e il controllo sugli interventi.
Inoltre la Corte dei Conti si auspica che le misure e gli interventi contro il dissesto idrogeologico diventino di natura sistemica considerando la forte interrelazione tra le diverse cause che lo producono. Solo l’adozione di una pianificazione pluriennale e intersettoriale, infatti, di natura preventiva e strutturale, potrà assicurare risultati concreti positivi nella lotta al dissesto.
Infine, la Corte invita a definire più compiutamente il complessivo fabbisogno finanziario, conseguente ad una completa e aggiornata mappatura del rischio idrogeologico, perché si evidenzia che il Fondo progettazione rappresenta una quota minima rispetto all’entità complessiva delle risorse necessarie a realizzare le opere, pari a 2,4 miliardi di euro stimati al 23 dicembre 2018.
Foto credit: Dean Moriarty