E se il futuro dell’edilizia passasse per il BIM?

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Il futuro dell’edilizia in Italia passa per l’impostazione del sistema BIM, ovvero il Building Innovation Modeling. Si tratta di una metodologia che consente l’informatizzazione delle fasi del processo edilizio e la rappresentazione digitale dell’opera lungo il suo intero ciclo di vita, la stessa tecnologia con cui si eseguono oggi le più importanti opere di ingegneria ed architettura del mondo e su cui il nostro Paese è in notevole ritardo, potendo annoverare pochissime imprese che la utilizzino realmente.

A sostenerlo è il Presidente dell’Ance, Claudio De Albertis, durante l’audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera in merito alla “Rivoluzione industriale 4.0.
L’attività nel settore delle costruzioni è per definizione un’attività complessa, – ha sostenuto De Albertis, secondo quanto riporta un comunicato dell’Ance – caratterizzata da un diverso modo di industrializzare i processi rispetto all’industria manifatturiera, e che fino a tempi recenti si è adattata al mutare delle situazioni rispondendo a necessità sopraggiunte (obblighi di legge, richieste di mercato, etc) e semplificando al massimo la propria organizzazione, senza però una visione d’insieme in grado di dare una direzione alla strategia in atto”.

A mancare, dunque, una concezione del costruire fondata su i molteplici aspetti della sostenibilità, sinonimo di un cambiamento radicale del modello filiera che abbandoni l’individualismo tra i diversi soggetti per costruire un nuovo rapporto di integrazione collaborativa. “Per un moderno settore delle costruzioni – si legge nel comunicato – è infatti sempre più indispensabile migliorare l’integrazione delle fasi e di tutti gli attori del processo chiamati a progettare, costruire, fabbricare i materiali da costruzione, elevando lo standard delle competenze e la propensione alla soddisfazione del cliente attraverso prodotti sempre più “tailor-made”.”

Tutti gli aspetti di rilievo dell’opera, – ha sostenuto De Albertis, secondo quanto pubblicato da ediltenico.it – dalla geometria, ai prodotti da costruzione, ai costi nonché alle specifiche riguardanti la realizzazione, possono essere rappresentati e soprattutto forniti in qualunque momento agli operatori interessati sfruttando la velocità e la immaterialità della comunicazione all’interno del processo progettuale, realizzativo e manutentivo”.

Una tecnologia che, quindi, sarebbe utile non solo per i progettisti, ma per tutti gli operatori della filiera dell’edilizia e che sarebbe utilizzabile non solo per i lavori medio grandi, ma anche per progetti di minori dimensioni.

Come diffondere però questa “cassetta degli attrezzi”? La proposta dell’Ance è quella di una vera e propria strategia nazionale per il BIM, sul modello di quanto già realizzato da altri Paesi come la Gran Bretagna, la Germania o la Francia.

Fino ad oggi in Italia lo sviluppo e la diffusione di questa tecnologia è stata guidata dal settore privato, essendo stato protagonista di alcune esperienze virtuose come il progetto di ricerca InnovAnce che ha realizzato il prototipo di una piattaforma collaborativa di gestione delle informazioni di filiera, messa a disposizione del Ministero.

Servirebbe prevedere investimenti per la digitalizzazione del settore edile e per la formazione dei soggetti coinvolti.
“È necessaria una strategia italiana che definisca le linee di indirizzo, le modalità di monitoraggio della loro attuazione, e preveda anche adeguati stanziamenti di risorse per l’innovazione digitale dell’intera filiera. – ha sottolineato De Albertis, come riporta ancora ediltecnico.it Occorrono incentivi mirati alla formazione ed alla acquisizione delle strumentazioni hardware e software necessarie per operare con la metodologia BIM. I costi connessi sono un ostacolo già in partenza, soprattutto per le realtà meno strutturate”.

Foto credit: René Mayorga

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