Healthy Buildings: edilizia per il benessere della comunità

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Healthy Buildings: il Bosco Verticale a Milano di Stefano Boeri
Foto via Canva

Il wellness real estate (immobiliare del benessere) unisce sostenibilità, resilienza e accessibilità economica. Oggi rappresenta un mercato in grande espansione, anche nel nostro Paese

La crescente attenzione all’ambiente e alla salute, negli ultimi anni, sta spingendo i professionisti dell’edilizia a cercare soluzioni abitative capaci di garantire una migliore qualità della vita. Proprio per questo gli Smart Buildings si stanno spesso evolvendo in Healthy Buildings, edifici pensati per rispondere alle esigenze di benessere e sicurezza di chi li frequenta.

Secondo il Global Wellness Institute questo mercato raddoppierà il proprio valore attuale entro il 2028, superando i 900 miliardi di dollari a livello mondiale. Basti pensare che negli ultimi 5 anni il wellness real estate ha registrato una crescita del +100%. I Paesi che stanno abbracciando maggiormente la trasformazione sono quelli dell’America Latina e i Caraibi, ma anche in Italia l’attenzione per gli Healthy Buildings è in rapida crescita.

Come riporta il Corriere della Sera, il valore dell’immobiliare del benessere nel nostro Paese ha raggiunto i 2,58 miliardi di dollari nel 2023 (il doppio rispetto al 2019), con un tasso di crescita annuale medio del 19%. Il dato è superiore a quello globale (che si attesta al 18,1%), ma di poco inferiore a quello dell’Europa (20,1%).

Cosa sono gli Healthy Buildings

Il BPIE (Buildings Performance Institute Europe) definisce gli Healthy Buildings come edifici progettati e costruiti con lo scopo di migliorare la salute, il benessere e la qualità della vita degli occupanti.

Il modello si basa su 5 dimensioni collegate tra loro:

  • miglioramento della salute mentale e fisica;
  • progettazione incentrata sulle esigenze umane;
  • costruzione e gestione sostenibile;
  • resilienza e capacità di adattamento;
  • maggiore autonomia per gli abitanti.

Già nel 2017 la Harvard TH Chan School of Public Health ha affrontato il tema della sicurezza degli edifici analizzando i fattori ambientali che influenzano la salute umana. Alla fine della ricerca sono stati individuati 9 parametri, che oggi costituiscono i cosiddetti “fondamenti di un edificio sano”. Nello specifico sono: ventilazione, qualità dell’aria, salute termica, umidità, polveri e parassiti, sicurezza, qualità dell’acqua, rumore e illuminazione.

La realizzazione di Healthy Buildings richiede pertanto delle tecnologie innovative. Dai sistemi di illuminazione circadiana (che grazie ai LED imitano il ciclo naturale della luce solare) fino ai sensori ambientali e ai sistemi IoT per monitorare la qualità dell’aria, le condizioni ambientali e per la gestione automatizzata degli edifici. E ancora, il design biofilico che utilizza elementi naturali e materiali chiari e freddi (“cool materials”) per abbassare le temperature degli edifici e delle pavimentazioni e ridurre l’inquinamento da traffico fino al 40%.

Complesso residenziale
Foto via Canva

Secondo gli esperti, al di là delle politiche europee per la transazione energetica, è importante fare leva sul supporto delle tecnologie sostenibili, che sono in grado di abbattere direttamente gli inquinanti. Questo pensiero è stato espresso anche da Raffaella Moro, CEO di REAir: “Da solo, l’impegno strategico e finanziario dell’UE e dei singoli Stati membri, a favore di politiche green a medio-lungo termine per riuscire a garantire una corretta transizione ecologica anche all’interno del settore europeo delle costruzioni, non basta più”.

“Considerati gli elevati livelli di inquinamento che colpiscono il continente europeo — conclude Raffaella Moro — diventa prioritario e non più rinviabile affiancare, alle azioni intraprese dai governi per la transizione energetica, l’utilizzo delle tecnologie innovative e scientificamente validate nell’efficacia che incidano direttamente sulla riduzione degli inquinanti”.

I vantaggi della ristrutturazione

Il report “Healthy Buildings Barometer 2024” osserva che un cittadino europeo su 4 vive in spazi in cui qualità dell’aria e illuminazione naturale non rispettano i requisiti igienico-sanitari indicati nella normativa. L’urgenza del problema è data dal fatto che, in media, trascorriamo il 90% del nostro tempo in luoghi chiusi.

Già negli anni ‘80 si parlava della Sindrome dell’Edificio Malato per indicare tutti quei malesseri connessi al tempo trascorso all’interno di una struttura, come mal di testa, allergia, asma, tosse secca e irritazione alla gola. Tali fastidi si riscontrano soprattutto dove ci sono problemi nel sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento. Anche per questo l’ultima edizione del rapporto punta sull’importanza della ristrutturazione.

L’osservazione trova riscontro nei dati Eurostat: il ritmo annuale di ristrutturazione equivale attualmente allo 0,3%, a fronte del 3% indicato dalla stessa Unione Europea per raggiungere gli obiettivi climatici fissati.

I 9 fondamenti degli Healthy Buildings
Infografica via The Healthy Buildings Guy

Oltre ad avere vantaggi sul nostro benessere, la ristrutturazione e la conversione degli immobili in Healthy Buildings hanno un impatto rilevante sull’ambiente. La Commissione Europea identifica infatti gli edifici nell’UE come i principali consumatori di energia. Questi sarebbero responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra.

Il report “Healthy Buildings Barometer 2024” sottolinea che, se venissero rispettati gli standard di efficienza energetica dettati dall’UE, sarebbe possibile risparmiare il 44% dell’energia impiegata per il riscaldamento. Anche in tema di ristrutturazioni c’è molto da fare: in ambito ospedaliero, per esempio, avere degli edifici a norma permetterebbe di ridurre del 21% i costi di gestione sanitaria e ridurre del 19% i decessi.

Il costo della riqualificazione del patrimonio immobiliare inefficiente dell’Unione Europea potrebbe essere recuperato in soli 2 anni e si calcola che farebbe risparmiare 194 miliardi di euro in beni sociali equivalenti (che significa meno giorni di malattia, maggiore produttività nei luoghi di lavoro e maggiore rendimento nelle scuole).

Fonti:

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