Il ruolo del disegno nell’epoca della iperartificialità, la Sicilia – luogo del cuore – e le aree terremotate del Centro Italia: breve intervista a Giuliana Flavia Cangelosi, scelta da un magazine internazionale nella top ten degli illustratori di architettura.
La sua illustrazione di Piazza Cavour di Camerino, in occasione della recente visita di Papa Francesco, è stata donata al Pontefice, i suoi sketches sono stati scelti da Diners Club Ecuador e pubblicati sulle pagine social internazionali dedicati all’Architettura, riscuotendo uno straordinario (e meritatissimo) successo, tanto da essere selezionata dal magazine Architizer tra i dieci migliori illustratori nella sua guida per comunicare e disegnare bene l’architettura.
È Giuliana Flavia Cangelosi, siciliana di Pollina (Palermo), che oltre ad essere illustratrice di architettura è anche designer, art director, artista e urban sketcher; il suo tratto rapido e dettagliato di monumenti e città si presta alla perfezione per raccontare in immagini l’incredibile patrimonio costruito che la circonda.
Solo per limitarci all’ultimo anno, i suoi disegni danno sostanza tridimensionale ai libri Palermo ai tuoi occhi, La vita in Sicilia al tempo dei Borbone e Viaggio nella memoria di Pescara del Tronto, illustrano una delle dieci cartoline per la nuova promozione turistica del comune di Pollina, sono riprodotti anche su t-shirt, dove l’architettura storica diventa quasi icona pop.
Il disegno a mano è indubbiamente sentimento perché coinvolge la vista, il tatto ma anche la memoria, evidente in ogni linea delle illustrazioni urbane di Giuliana Flavia che, dopo gli studi universitari in Disegno Industriale all’Università di Palermo, sta completando la sua specializzazione in Computational Design presso la sede di Ascoli Piceno dell’Università di Camerino.
I suoi disegni al tratto (nero su bianco, ma, spesso, anche bianco su fondo nero) sono dense “istantanee” di paesaggi e architetture, prospettive reali nelle quali sembra di potersi muovere con naturalezza, appunti grafici che richiamano gli album di viaggio del passato, atlanti di territori fragili nei quali rimarginare le tante ferite.
Per capire quale peso può ancora avere il disegno – tradizionalmente inteso come frutto di mano, penna e taccuino – nella società iperartificiale, abbiamo posto alcune domande ad una illustratrice che con la sua arte può contare già su oltre 30mila followers su Instagram.
La selezione di Architizer consacra la tua capacità di sintetizzare, con un tratto di penna, la complessità dell’architettura storica. Oggi il disegno a mano è uno strumento di sola rappresentazione o può anche prefigurare un diverso futuro?
Il disegno a mano è uno strumento utile per studiare la geometria ed abituare la mente a cogliere la complessità geometrica delle architetture; per progettarne di nuove dove bisogna conoscere e saper interpretare architetture storiche; per comprendere la progettazione parametrica dove l’algoritmo è il numero e dal numero nascono geometrie complesse.
Nel tuo studio e nel tuo lavoro utilizzi anche tavolette grafiche digitali. La tecnologia è un utile strumento operativo o è un inevitabile sconfinamento della macchina anche nel mondo dell’arte?
La tecnologia è utilissima e può diventare parte integrante dell’arte, perché è proprio lì che possono nascere idee innovative e l’innovazione è l’unica strada verso un nuovo futuro.
Rappresenti spesso le Marche colpite dal terremoto, restituendo la bellezza di un territorio costellato di distruzioni ancora in attesa. Il disegno può essere utilizzato come promozione delle inimitabili ricchezze di questi luoghi e, in generale, di quell’Italia delle “aree interne”, troppo spesso etichettata come vuota e abbandonata a se stessa?
Sì, sono molto sensibile a questo tema. Quando sono andata a visitare Amatrice e le sue frazioni mi hanno lasciato un vuoto incolmabile. Il disegno può riempire questo vuoto nella speranza che lanci un grido per scuotere il cuore delle persone, perché non sono solo quei paesi ad essere colpiti, ma tutto il Paese.
Per ragioni di studio vivi, al momento, lontano dalla Sicilia. Come vedi la nostra isola, come illustratrice, artista con lo sguardo aperto verso il mondo, ma soprattutto come siciliana?
Amo la mia terra che con il suo calore e colore mi ha aiutata a scoprire il lato migliore di me come illustratrice. La Sicilia mi ha portata a scoprire altri mondi. Ogni volta che parto la guardo sempre con un occhio nostalgico, una terra così ricca di cultura e di storia che non è al passo con il progresso e lo sviluppo. Mi auguro che i giovani ritornino nella propria terra con idee certe nella speranza di cambiare questa triste realtà.