La denuncia è dell’ANCE Sicilia. In attesa del sì definitivo del Consiglio dei Ministri per lo sblocco del pagamento all’imprese, l’associazione siciliana dei costruttori propone soluzioni immediate.
In attesa di nuovi sviluppi e impulsi da parte del Presidente Crocetta, e soprattutto in attesa che la situazione politica italiana dia qualche barlume di affidabilità, l’ANCE Sicilia denuncia la situazione edilizia dell’isola. Mentre la crisi si aggrava in tutta Italia, continuano ad essere bloccati già in molti cantieri disponibili sul territorio. Il direttivo regionale ANCE afferma che i cantieri da sbloccare hanno un valore totale di 92 milioni di euro: sono opere di valore ferme, che non possono andare avanti in alcun modo.
Tali opere rappresentano una grande speranza per le imprese edili, e di conseguenza per tutto il comparto: fornitori, progettisti, trasportatori e così via. Un cantiere equivale a “lavoro”, quindi a soldi, liquidità: una parola che da anni le aziende non conoscono più. In Sicilia sono state prese in esame 11 opere, tutte aggiudicate con gli appalti degli ultimi tre anni e con ribassi di oltre il 45%. Quello che viene chiesto alle stazioni appaltanti è di avere notizie circa la situazione di questi appalti, ancora bloccati.
Da questa indagine il Comune di Palermo e l’Iacp di Messina hanno risposto con notizie che riportano ritardi o blocchi totali dei cantieri: il cantiere esiste, in poche parole, ma è fermo.
Perché? Mancanza di fondi, ritardi di vario genere, insomma: il solito problema italiano che ha già messo la parola fine a migliaia di imprese edili. Crisi, burocrazia lenta, fondi che spariscono dalle casse cittadine: con questi requisiti sarebbe impossibile sperare in un lieto fine.
Intanto l’associazione nazionale dei costruttori edili, insieme al Credito Siciliano e a Interconfidimed, ha provato a dare il proprio contributo per sbloccare parte dello stallo degli Enti pubblici debitori nei confronti delle imprese, e qualcosa è successo: hanno raggiunto un accordo per gli incentivi alle pubbliche amministrazioni in debito con le imprese edili. Sono 1,5 i miliardi complessivi, con un 70% tramite cessione del credito.
Le aziende fino a 250 dipendenti, fino a 50 milioni di euro di fatturato e senza irregolarità contributive potranno accedere al fondo tramite il Credito Siciliano.
Le aziende ammesse, in generale, non devono avere sofferenze, sconfinamenti oltre i 90 giorni o procedure esecutive in corso. L’unica eccezione è per le imprese che non hanno questi requisiti a causa di debiti con la PA.
È indispensabile prepararsi al futuro e dare certezze già da ora, visto che buona parte dei problemi sono stati causati da crediti non riscossi dalle PA.