Tra le storie più indigeste di incompiute ed ecomostri in Sicilia c’è quella di Pizzo Sella a Palermo, ribattezzata “la collina del disonore”, che sovrasta il golfo di Mondello.
La vicenda, un’imponente speculazione immobiliare che nasconde operazioni di riciclaggio di Cosa Nostra, rientra nella top five del Dossier Mare Nostrum 2013 di Legambiente, ma ha inizio più di quarant’anni fa.
È nel 1978, infatti, che il Comune di Palermo rilascia le concessioni edilizie per la costruzione di 170 immobili alla Sicilcalce Spa. Ville che vengono costruite fuori da ogni norma di legge e in maniera del tutto illegale.
Titolare della società è Rosa Greco, sorella del boss mafioso Michele Greco. Un elemento importante, dato che il primo rapporto dell’Arma dei Carabinieri del 1984 descrive un quadro allarmante non solo dal punto di vista dell’abusivismo edilizio: i reati configurati e poi confermati dalle condanne vanno dall’abuso d’ufficio alla corruzione, coinvolgendo l’allora assessore all’Urbanistica Salvatore Mantione, Andrea Notaro (marito di Rosa Geco), il progettista Cancila e due funzionari del Comune di Palermo, Francesco Feo e Antonino Rizzuto.
Contestualmente si apre un secondo processo ai danni del gruppo Ferruzzi che nel 1983 ha rilevato le ville aggiudicandosi i lavori. Lorenzo Panvolta, manager del gruppo Ferruzzi, viene condannato a 10 mesi di reclusione.
È nel 2001 che un’unica sentenza della Cassazione decide la confisca, la demolizione e la restituzione del verde montano dell’area. Una sentenza purtroppo ottemperata solo nella parte relativa alla confisca e solo temporaneamente. Parte delle ville sono state, infatti, restituite nel 2010 dalla Corte di Cassazione ai privati acquirenti revocandone la confisca, perchè ritenuti in “buona fede” al momento dell’acquisto, ovvero ignari che le ville fossero state costruite per riciclaggio di denaro sporco. Un precendente pericoloso se utilizzato per giustificare migliaia di casi di abusivismo selvaggio. Una questione che pone di fronte ad un dilemma importante: come tutelare l’acquirente senza dimenticare la tutela dell’ambiente e del territorio?
Un milione di metri quadri di cemento deturpano ancora oggi la collina, nonostante le battaglie e le denunce di ambientalisti e cittadini per i quali è inaccettabile che il Comune di Palermo non faccia nulla al rigurardo. Proprio al nuovo sindaco, Leoluca Orlando, lo stesso che nel 1999 aveva ordinato le demolizioni a Pizzo Sella, Legambiente e numerose altre associazioni chiedono di riportare le ruspe sulla collina e avviare l’abbattimento degli scheletri, un’azione di legalità che metterebbe fine ad una vicenda durata già troppo e farebbe uscire finalmente la località siciliana dalle classifiche dei peggiori ecomostri del Paese, come già avvenuto per Scala dei Turchi dopo le demolizioni dello scorso giugno.
Foto credit: Giuseppe Tucci