Il problema del consumo degli edifici è centrale nel nostro Paese se si vogliono ridurre i consumi energetici e quindi le emissioni. È indispensabile pensare a seri interventi di riqualificazione e di efficientemente energetico.
È questa la valutazione che viene fuori dalla lettura dei dati della campagna Civico 5.0 Un nuovo modo di vivere il condominio, il monitoraggio realizzato da Legambiente sulla situazione dei consumi nei condomini italiani. Il quadro che viene fuori dalla ricerca non è dei più felici: la maggior parte delle case sono energivore, poco green e costruite nel dopoguerra con materiali e tecniche che avevano una scarsa attenzione all’efficienza dei sistemi di riscaldamento, hanno problemi di dispersione termica d’inverno e surriscaldamento d’estate, con ovvie ricadute sulla salute di chi le abita e sui costi delle bollette.
E poi ci sono cittadini spesso poco attenti e informati sulle caratteristiche della propria abitazione, come l’indicazione della certificazione energetica dell’immobile, o distratti nel momento in cui acquistano un elettrodomestico senza tener conto della classe energetica che aiuterebbe a ridurre il costo della bolletta.
La maggioranza dei condomini monitorati è stata costruita negli anni ‘70 e si trova in zona climatica E. Il 56% delle famiglie intervistate non è a conoscenza della classe energetica del proprio immobile. Quando la classe energetica è nota, nel 39% dei casi si tratta di una classe G, e nel 6% dei casi di una classe A. Inoltre nel 28% delle abitazioni sono stati rinvenuti problemi di umidità, e nel 6% formazioni di muffa ad essa correlata. Il sistema di distribuzione del calore più diffuso nei condomini monitorati è quello centralizzato. Quasi il 60% delle abitazioni è risultato sprovvisto di termostato ambiente, il 42% non ha installate valvole termostatiche, i sistemi di contabilizzazione del calore (ripartitori) sono presenti nel 53% delle abitazioni. La caldaia a condensazione è usata da 6 famiglie (17%), pompe di calore da 5 famiglie (14%), e in un solo caso è usata una fonte rinnovabile (solare termico per produzione di ACS). 16 famiglie (44%) segnalano fenomeni di eccessivo caldo e/o freddo nell’abitazione. 12 famiglie (33,3%) eccessivo soleggiamento.
La proposta che arriva da Legambiente è di riconvertire 30mila condomini all’anno, quelli con maggiori problemi di efficienza energetica, entro il 2030. Se si riqualificassero 30mila alloggi all’anno si potrebbero raggiungere importanti risultati: quasi 400 milioni di euro annui di risparmi in bolletta per le famiglie, per una media di circa 620 euro l’anno ad alloggio; a livello ambientale si eviterebbero emissioni in atmosfera per 840.000 tonnellate di CO2 all’anno e si ridurrebbero i consumi di circa 420 milioni di metri cubi di gas sempre all’anno.
Da un punto di vista economico si potrebbe produrre anche un incremento dei valori immobiliari, stimati da vari studi, in un range compreso tra il 5 e il 15%, per abitazioni ristrutturate con standard energetici e ambientali di questo tipo. Al 2030 questa operazione permetterebbe complessivamente una riduzione di 9,7 miliardi di euro di risparmi globali in bolletta per le famiglie e 20,7 milioni di tonnellate di CO2 non emesse in atmosfera e 10,3 miliardi di metri cubi di gas non consumati. Senza contare che un’azione di questo tipo permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro, circa un milione puntando proprio sulla riqualificazione energetica (dato Rapporto Oise).
“L’obiettivo è di riuscire a garantire la continuità degli incentivi degli Ecobonus fino a quella data – è il commento di Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente in un comunicato stampa – in modo che le imprese abbiano certezze sulla prospettiva, e di stabilire un obiettivo prestazionale minimo per cui i condomini raggiungano almeno la Classe B di certificazione energetica e comunque una riduzione di almeno il 50% dei consumi per riscaldamento e raffrescamento. Interventi di questo tipo, proprio perché permettono di ridurre i consumi energetici degli edifici, vanno esattamente nella direzione richiesta dall’Unione europea con gli obiettivi da raggiungere al 2030 di riduzione delle emissioni di CO2 e che l’Italia dovrà fissare il prossimo anno nel piano energia e clima da inviare a Bruxelles. Non dimentichiamo, inoltre, che la sfida della riqualificazione dei condomini è stata già intrapresa in Germania ed Olanda, dove sono stati introdotti programmi di questo tipo con l’obiettivo di realizzare la riqualificazione globale di edifici residenziali più datati e meno efficienti, ma soprattutto con tempi di realizzazione sempre più brevi e un risparmio sensibile dei costi”.