L’Italia al Mondiale di Calcio 2018, sì ma solo con le imprese edili

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Non si va al Mondiale quest’anno, ce lo ripetiamo insistentemente da 7 mesi. Le lacrime di Buffon hanno fatto il giro del mondo, e la disfatta della Nazionale azzurra è già protagonista di un paio di tormentoni estivi.

E tra amarezza e malinconia cercare un po’ di Italia in questa Coppa del mondo è quanto meno d’obbligo. Quanto meno per riprendersi un po’ di orgoglio nazionale.

Meno male che ci ha pensato il Sole 24 Ore che in un brillante articolo di Antonella Scott ha cercato, e trovato, “più Italia possibile nella preparazione e nei dintorni di questo evento, nella costruzione degli stadi e delle infrastrutture a cui è affidato il compito di lasciare un’eredità duratura al Paese”. Perché la Russia, ammettiamo a denti stretti, ma “è uno di quei mercati di cui non si può fare a meno. Mondiali di calcio o no”.

Ed ecco come si scopre, tra le righe di un giornale, che anche l’Italia ci sarà nella finale del 15 luglio 2018. Il merito è tutto della Codest, società del gruppo Rizzani de Eccherattivo nell’edilizia e nelle infrastrutture, che ha ricostruito lo stadio Luzhniki, già protagonista della serata inaugurale e di quel 5 a 0 senza storia.

Questa enorme astronave in mezzo al verde, racconta Andrea Gardumi, area manager e project director di Codest in Russia è un’opera unica nel suo genere. 27 mila posti, un campo da calcio al secondo piano di un’arena multifunzionale per concerti, partite di basket o di hockey, oltre a un centro commerciale e a un parcheggio.

Questa struttura, concepita come un luogo di aggregazione, è nata in relazione al contratto per la costruzione della Vtb Arena Park, un complesso multifunzionale molto vicino allo stadio. Nel 2013, infatti, il bando per la costruzione del Dinamo fu vinto dai francesi di Vinci, mentre l’impresa italiana si aggiudicò l’Arena.

Ma in seguito ad alcune divergenze l’azienda francese fece un passo indietro e la Codest subentrò: “Eravamo nel posto giusto al momento giusto” osserva Gardumi.

È una storia simile è quella della Cimolai di Pordenone, che si è fatta strada nel mercato russo: la Russia è un Paese racconta Roberto Magri, vicedirettore della consociata JVK-Cimolai, dove “le prospettive di crescita nel settore delle costruzioni sono decisamente migliori rispetto ad altri mercati, come l’Italia e l’Europa in generale”.

 

E se nel portfolio della società friuliana appare imponente la Lakhta Tower a San Pietroburgo, futuro quartier generale di Gazprom ed edificio più alto d’Europa, è lo stadio Nizhnij Novgorod che garantisce loro la partecipazione al Mondiale.

E anche l’Arena di Volgograd, l’ex Stalingrado, porta una firma italiana, la Isopan Rus del gruppo Manni, attivo nel campo siderurgico.

La Russia secondo Francesco Manni, vicepresidente di Manni Group, ha un problema di deficit tra quello che riesce a produrre autonomamente e quello che deve importare.

E anche se il periodo economico e politico non è dei migliori per questo Paese, la Russia resta un mercato in forte crescita che dimostra di simpatizzare verso le aziende italiane: “i russi hanno una profonda stima e ammirazione per noi, senza quella nota di gelosia che hanno per esempio nei confronti della Germania. Non si sentono in competizione, non hanno timore di essere sminuiti. E poi hanno ammirazione anche per la componente estetica che si può mettere nella produzione industriale. Qui si lavora bene”.

Insomma, anche se probabilmente non comincerete a tifare Russia, siamo sicuri guarderete con un occhio diverso le partite di questo strano Mondiale 2018.

Credits Foto: Mos.ru

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