Quando manutenzionare le travi del tetto, piccola guida pratica

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Ogni prodotto edilizio ha un tempo preciso durante il quale le sue prestazioni sono al massimo e consentono ad una struttura, se progettata ed eseguita correttamente, di soddisfare tutti i requisiti di legge.

In altre parole, l’edificio in questione risponde alle sette condizioni stabilite dal Regolamento UE n. 305/2011, che ha abrogato la vecchia direttiva 89/106/CEE. È quindi:

  1. Stabile e gode di resistenza meccanica;
  2. Sicuro in caso di incendio;
  3. A norma a livello di igiene, salute e ambiente;
  4. Accessibile e sicuro;
  5. Protetto dal rumore;
  6. Non disperde energia ed è coibentato;
  7. Sfrutta in modo sostenibile le risorse naturali a sua disposizione.

Similmente i componenti edilizi, in relazione alla loro specifica modalità di degrado possono essere divisi in due categorie: gli elementi bistabili, come gli impianti ad esempio, che non manifestano segni di declino prestazionale, e quelli invece caratterizzati proprio da questa condizione. Per questi ultimi la prestazione si abbassa di livello in maniera progressiva.

La manutenzione preventiva programmata è l’unica soluzione possibile sia per aumentarne il tempo di vita, sia per impedire danni più seri.

Come ben si evince dal libro di Filippo Marcon, “Manutenzione e durata degli edifici e degli impianti” (Maggioli editore), “è fondamentale a tale scopo programmare le operazioni di manutenzione, definendone le frequenze di intervento e le singole operazioni da svolgere, dalla semplice pulizia e rimozione dello sporco, alla sostituzione dei singoli componenti costituenti l’elemento tecnico”.

Nello specifico quando si parla di travi bisognerebbe considerare innanzitutto il materiale della trave.

Le travi in calcestruzzo armato dovrebbero essere mantenute libere da muschio e vegetazione attraverso una pulizia periodica. Inoltre bisognerebbe trattare le fessurazioni via via che appaiono.

Ogni 10 anni minimo bisognerebbe pulire e trattare le travi dalla comparsa delle efflorescenze, per prevenire la comparsa del salnitro. Mentre circa ogni 30 anni andrebbero trattati i ferri d’armatura ed eventualmente rafforzati.

A tal proposito suggeriamo la lettura dell’articolo del nostro esperto riguardo la differenza, in tema di trattamento dei ferri, tra convertitori e passivanti.

Se le travi sono in legno, invece, oltre alla pulizia e al trattamento qualora si verificassero alterazioni di colore, sarebbe bene applicare ogni 10 anni un fungicida e un trattamento antiparassitario, onde evitare infestazioni di insetti xilofagi.

Se le travi invece hanno più di 50 anni è probabile che vadano consolidate attraverso rinforzi metallici e non addirittura sostituite totalmente.

Ancora diversi sono gli interventi di manutenzione da fare sulle travi in acciaio. Nel caso ci fossero segni di invecchiamento bisognerebbe pulire le travi e applicare un prodotto per la zincatura a freddo.

Le travi in acciaio durano a lungo, e generalmente il rifacimento totale solo in seguito a cause accidentali. In ogni caso andrebbe verificata la loro stabilità circa ogni 50 anni.

Per chi volesse entrare nello specifico su Ediltecnico.it sono disponibili le tabelle con l’elenco delle attività di manutenzione da eseguire secondo la frequenza ideale e la descrizione delle singole operazioni da compiere per intervenire con efficienza sul componente edilizio.

Credits Foto: Michael Gaida

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