Rendere più forti le città e i loro abitanti contro terremoti ed eventi estremi. Con questo obiettivo, il progetto ARCH 2020 ha creato nuovi strumenti di monitoraggio del cambiamento climatico e degli eventi sismici. Sensori, reti sismiche e dashboard digitali sono stati testati in quattro città europee. In Italia, è il paese di Camerino, in provincia di Macerata, ad aver fatto da caso pilota.
Rafforzare la capacità di prevedere, affrontare e reagire a un terremoto o ad un evento estremo, come un’esondazione, un tornado, un forte acquazzone, passa inevitabilmente da un attento monitoraggio di questi eventi e da un’informazione corretta e capillare. Il progetto ARCH 2020 è nato proprio per questo scopo. Finanziato dal Programma Horizon 2020, il progetto è stato attivato, in Italia, da ENEA, INGV, Comune e Università di Camerino.
Quattro i casi pilota interessati dal progetto: Camerino, in provincia di Macerata, paese gravemente danneggiato dal terremoto del Centro Italia del 2016, e le città di Bratislava, Amburgo e Valencia, tutte con centri storici minacciati dal cambiamento climatico e dagli eventi che ne derivano.
Gli strumenti per il monitoraggio e l’informazione degli eventi estremi
I risultati del progetto ARCH 2020 si concretizzano nella creazione di alcuni strumenti utili alle città e ai loro abitanti:
- ARCH geoportal, un sistema informativo che ricostruisce le caratteristiche dell’area e il livello di pericolosità;
- ARCH DSS Decision Support System, una serie di piattaforme digitali per visualizzare i possibili scenari di rischio;
- HARC RAD: uno strumento di autovalutazione online utile a quantificare l’attuale resilienza di un centro storico;
- The ARCH Risk Scenario Toolbox, un insieme di strumenti per la profilazione dei rischi, la definizione delle priorità e l’individuazione di vulnerabilità, pericolosità e relazioni causa-effetto che possono aggravare le conseguenze di un evento estremo.
ARCH 2020 e il caso pilota di Camerino
Camerino, uno dei paesi colpiti dal sisma del 2016 in Centro Italia, è uno dei quattro casi pilota del progetto ARCH 2020. Attraverso i sensori installati nel centro storico, le analisi effettuate in loco e in laboratorio e i sondaggi a cui hanno risposto sia i cittadini che le Pubbliche Amministrazioni, è stato possibile raccogliere un’enorme mole di dati. Questi dati sono stati poi elaborati e trasformati in informazioni e conoscenze utili, fruibili dai cittadini e dalle PA. Il mezzo consiste nei “cruscotti digitali”, piattaforme che forniscono in tempo reale l’andamento di indicatori come la pericolosità del territorio, la vulnerabilità del costruito, i valori di beni monumentali e opere d’arte delle aree storiche.
In questo modo, è più semplice passare dal monitoraggio all’azione attraverso soluzioni basate su decisioni consapevoli, sia nelle strategie di prevenzione e gestione dei rischi sia nella ricostruzione post disastro.
“Abbiamo rafforzato la capacità delle PA, dei gestori delle aree storiche e delle comunità locali di conoscere, valutare e rispondere agli eventi climatici estremi e ad altri pericoli naturali e di costruire un atteggiamento condiviso e proattivo di resilienza per mitigare gli impatti indotti da tali pericolosità” commenta Sonia Giovinazzi, ricercatrice ENEA.
Fonti: Enea.it, Edilportale.com, Rinnovabili.it
Credit foto e video: Enea.it