Nel messinese una task-force contro il rischio idrogeologico che diventa modello

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La tutela del territorio e dei cittadini contro il rischio idrogeologico, oltre ad essere responsabilità di istituzioni, associazioni e consigli nazionali di settore, come nel caso della neonata Coalizione per la prevenzione del rischio idrogeologico, passa anche per le buone pratiche collettive.
È il caso del progetto pilota messo a punto a Messina da qualche anno e oggi in via di esportazione in altre realtà nazionali.

Il 1 ottobre del 2009 un’area di circa 32 km quadrati del messinese fu colpita da un’alluvione. In 4 ore Scaletta Zanclea, Itàla e Giampilieri furono inondate da 300 mm di pioggia in 4 ore. Il bilancio fu pesantissimo, oltre che per gli ingenti danni economic, per i 37 morti e più di duemila sfollati.

Dal 2010, però, gruppi di geologi monitorano costantemente porzioni di territorio della zona. Il progetto è frutto di un accordo per lo svolgimento di attività di presidio territoriale idrogeologico siglato tra Ordine nazionale dei geologi e il Dipartimento di Protezione Civile della Regione Sicilia.

Qualora si verifichino situazioni di emergenza il Dipartimento attiva immediatamente i geologi, che si recano tempestivamente sul posto per la valutazione delle azioni e dei provvedimenti da adottare a breve, medio e lungo termine.

Il primo passo di questo progetto è stato costituito dai presidi territoriali idrogeologici il cui primo obiettivo, all’indomani della tragedia, era la salvaguardia della viabilità. I centri abitati più interni della zona sono, infatti, serviti da un’unica strada particolarmente esposta a fenomeni franosi. Grazie al collegamento con dei “cancelli” posti all’inizio e alla fine dell’arteria stradale e alla collaborazione con Anas, Polizia e Carabinieri, il Presidio poteva garantire il passaggio in sicurezza delle autovetture.

Si tratta di “uno strumento che ha dato dei frutti molto positivi – dichiara Michele Orifici in un video realizzato dall’Associazione #dissestoitalia, coordinatore nazionale Commissione nazionale Protezione Civile e Consiglio nazionale geologici – soprattutto dal punto di vista della prevenzione. I geologi, infatti, giungendo tempestivamente in un punto critico possono mettere in atto provvedimenti immediati e aiutare chi gestisce l’emergenza a farlo nella maniera più rapida possibile”.

I rischi, vista la natura del territorio, non sono debellati del tutto, ma è chiaro che gli interventi tendono a mitigarne gli effetti disastrosi. Per questo, visto il modello positivo risultato dalla sperimentazione messinese, il Consiglio nazionale dei geologi e il Dipartimento di Protezione Civile nazionale ha deciso di esportare il modello in altre regioni in cui sono presenti zone ad alto rischio idrogeologico.

 

Foto credit: Orazio Esposito

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