Nuova Imu, Ance: premiare fiscalmente l’efficienza energetica

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Nuova Imu, Ance: premiare fiscalmente l'efficienza energetica

È necessaria una sostanziale riforma delle tasse sulla casa, oltre la mera unificazione di due imposte immobiliari (Imu e Tasi), che sia accompagnata da una riforma del catasto che premi fiscalmente gli immobili energicamente più efficienti.

È quanto ha sostenuto l’Associazione Nazionale Costruttori Italiani (Ance) durante l’audizione informale presso la Commissione Finanze della Camera dei Deputati sui contenuti della proposta di legge 1429 recante “Istituzione dell’imposta municipale sugli immobili (nuova IMU).”

L’Ance sostiene che senza un’adeguata riforma del catasto non si potrà garantire invarianza di gettito per i contribuenti; anzi, il rischio è proprio che il prelievo sugli immobili possa subire pesanti incrementi.

La necessità sottolineata è quella di adeguare il catasto alle mutate esigenze ambientali di efficienza energetica e di sicurezza sismica, per avvantaggiare gli immobili in linea con i moderni standard energetici e antisismici.

L’idea di fondo è di premiare “catastalmente”, e quindi anche fiscalmente, la produzione, l’acquisto e il possesso di immobili ad alta efficienza energetica.

In questo modo la fiscalità locale potrebbe incidere positivamente per incentivare la riqualificazione energetica degli edifici e la tutela dell’ambiente e la riqualificazione urbana in chiave antisismica. Le ricadute sarebbero positive sia per il mercato, che per il benessere sociale collettivo, oltre che sulle stesse entrate erariali e degli Enti locali.

Infatti, da uno studio ANCE sull’incidenza fiscale su alcuni progetti effettivi di trasformazione e riqualificazione immobiliare, è risultato che, dall’implementazione dei piani di rigenerazione urbana, lo Stato e gli Enti locali “guadagnano” complessivamente (in termini di IRES, IRPEF, IVA, IRAP, IMU/TASI) quasi il 60% dell’utile ritraibile dall’investimento (a fronte del 40% lasciato all’impresa che realizza il programma).

L’Ance propone inoltre di eliminare la distorsione per cui si considera “area edificabile” il terreno già con la sola adozione dello strumento urbanistico generale, senza che sia necessario un piano attuativo, che comporta la tassazione con imposta massima anche se di fatto le aree non sono ancora concretamente utilizzabili a scopo edificatorio.
L’area “fabbricabile” dovrebbe essere tale solo quando effettivamente su di essa si può procedere all’edificazione prevista dalla pianificazione urbanistica attuativa.

Tra le proposte poi anche quella di riconoscere espressamente l’esclusione da ogni forma di patrimoniale per tutti gli immobili merce facenti parte del “magazzino” delle imprese edili, ossia dei fabbricati di nuova costruzione o incisivamente ristrutturati per la successiva vendita e le aree edificabili.

Secondo l’associazione, occorrerebbe fare uno sforzo ulteriore anche per favorire il mercato residenziale delle seconde case e confermare, in futuro, quanto oggi previsto ai fini IMU e TASI, riguardo le esenzioni previste per gli immobili utilizzati dagli Enti non commerciali e destinati esclusivamente allo svolgimento di determinate attività, tra cui quelle assistenziali, previdenziali, sanitarie e didattiche.

Foto credit: Kookay

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