Mentre i lavori sul nuovo Ponte di Genova stanno per essere ultimati, i riflettori sono di nuovo puntati sul viadotto sul Polcevera per la gestione che pare sarà riaffidata ad Autostrade per l’Italia.
La lettera della Ministra De Micheli
“Il nuovo ponte va consegnato nelle mani del concessionario autostradale in essere al momento”. Con queste poche righe il Ministero delle Infrastrutture, lunedì scorso, ha infatti confermato al commissario per la ricostruzione, il sindaco Marco Bucci, quanto comunicato già un anno fa in una lettera intercorsa tra i due enti, ovvero che il nuovo viadotto deve essere dato alla concessionaria titolare della tratta autostradale attraversata, ovvero la A10 Genova-Savona.
I 1.067 metri del ponte disegnato da Renzo Piano, che dovrebbe essere ultimato il prossimo 29 luglio, non possono quindi essere espunti dal resto della tratta e affidati ad altri soggetti. Tuttavia l’affidamento della gestione del Ponte ad Autostrade deve passare ancora attraverso un bivio fondamentale: la pronuncia attesa per oggi, da parte della Corte Costituzionale, sul ricorso presentato da Aspi contro l’esclusione di Autostrade dai lavori di ricostruzione del ponte decisa con il Decreto Genova dell’autunno 2018.
Se il ricorso sarà accolto, sarà un’arma all’interno dell’esecutivo in più per chi è contrario alla revoca della concessione ad Autostrade. Al contrario, se Autostrade non dovesse veder riconosciute le proprie ragioni, la strada della revoca stessa tornerebbe più praticabile, anche se a questo punto i tempi sono stretti perché questo possa avvenire prima della consegna delle chiavi del viadotto il prossimo 29 luglio.
Nel frattempo, la struttura commissariale ha affidato ad altri soggetti, attraverso richiesta di manifestazione di interesse, le ultime incombenze che restano da compiere sul ponte, ovvero l’ispezione statica, l’ispezione dinamica, il collaudo: compiti che saranno svolti da un pool di aziende tra cui Anas.
L’accusa dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione
L’Autorità Nazionale Anti-Corruzione in un dettagliato j’accuse, pubblicato da Repubblica, sulla gestione delle infrastrutture stradali, presentato alla Commissione lavori pubblici del Senato, denuncia: è poco più di 33 mila euro l’anno la somma complessiva spesa da Autostrade per garantire la sicurezza del Ponte Morandi. Una cifra che appare irrisoria e scandalosa, perché i problemi del viadotto erano noti a tutti dopo “l’accertamento, già negli anni ’90, di un evidente stato di ammaloramento della struttura. Infatti, a fronte di un forte stato di degrado, gli interventi di tipo strutturale sono stati effettuati solo fino al 1994, quindi, da parte del precedente concessionario, Iri”.
L’intervista a Renzo Piano
Intanto l’Italia aspetta con il naso in su l’inaugurazione del nuovo Ponte, che è diventato il simbolo del Paese stremato che può farcela, anche in poco tempo. ”La nostra velocità non è mai stata fretta – ha detto Renzo Piano in un’intervista a Repubblica – E neppure abbiamo lavorato alla garibaldina, che attribuisce al povero Garibaldi l’irruenza, l’approssimazione o, come si dice, la furia. Abbiamo fatto il ponte in un anno, è vero, e per fare un ponte di solito ce ne vogliono tre. Ma abbiamo rispettato tutte le regole, abbiamo fatto tutti i controlli. Questo è il ponte delle regole rispettate”.
“I paesi dove ho costruito meglio sono quelli che prevedono e pretendono regole, norme, misure trasparenti – continua Renzo Piano nella stessa intervista – Noi siamo la prova che in Italia si può lavorare, si possono costruire le grandi opere senza affidarsi agli avventurieri. La burocrazia, quando non degenera nella negazione della responsabilità e nel labirinto delle cattive azioni senza autore, è democrazia. Quando non c’è, è sostituita dal malaffare”.