Dal 1° ottobre 2015 sono operative le novità intendono semplificare la giungla nazionale creatasi dietro la verifica delle caratteristiche energetiche delle abitazioni e incentivare i proprietari degli immobili a renderli più efficienti con interventi mirati, penalizzando chi ha un bene che consuma troppo in termini di impiego di elettricità e dispersione di calore.
Il nuovo Ape 2015 è stato definito unico perché sostiuisce le leggi regionali degli ultimi 10 anni. Le classi energetiche sono 10 e non più 7 (da A a G, come prima, ma con una differenza tra A1, A2, A3 e A4), e servono a valutare la prestazione energetica invernale ed estiva dell’involucro al netto del rendimento degli impianti presenti e specifici indici di energia rinnovabile e non rinnovabile dell’immobile.
Tutti i dati contenuti nell’Ape confluiranno, entro 90 giorni, in una banca dati nazionale degli attestati, il Siape, ideata per creare un database nazionale della condizione energetica degli immobili.
Per il rilascio della certificazione sono obbligatori dei sopralluoghi per la valutazione delle condizioni delle murature e degli infissi, i consumi, gli impianti, il rinfrescamento ed il riscaldamento degli ambienti, i sistemi di produzione di energia rinnovabile se esistenti. Ad effettuare tali controlli sono accreditati: tecnici qualificati, la Esco (Enenrgy Service Company), gli enti e gli organismi in possesso dei requisiti previsti dal Dpr 75/2015 ed accreditati a livello nazionale.
Una volta rilasciata l’attestazione ha una validità di 10 anni, tranne nel caso in cui l’immobile venga sottoposto a modifiche e riqualificazioni che ne cambino le prestazioni energetiche.
Sono state introdotte delle sanzioni per chi non produrrà la certificazione: un affitto o una compravendita sprovvisti di Ape, pur restando validi, potranno essere sanzionate con una multa da 3.000 a 18.000 euro. Multe anche per i professionisti: il progettista che rilascia un’attestazione senza aver rispettato i criteri obbligatori previsti è punito con sanzione amministrativa non inferiore a 700 euro e non superiore a 4200 euro, ed in più il fatto sarà segnalato all’ordine o al collegio di riferimento che dovranno prendere provvedimenti in merito.
La norma ha sollevato già le prime critiche e perplessità, come riporta Impresedilinews.it, tra cui lo scetticismo sulla riunificazione delle leggi regionali, in quanto la norma non esclude che le singole Regioni possano intervenire con modifiche autonome, cosa che hanno già fatto alcune regioni, vanificando quindi l’uniformità dichiarata come obiettivo.