Il 2018 è stato un anno particolarmente negativo sul fronte delle calamità naturali e del rischio idrogeologico. A dirlo è il Rapporto periodico sul rischio posto da frane e inondazioni alla popolazione italiana, redatto dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpi) di Perugia e pubblicato da Polaris.
Il Rapporto presenta elenchi, statistiche, analisi e descrizioni degli eventi geo-idrologici che hanno causato danni diretti alla popolazione nello scorso anno, comprensivi di mappe e statistiche relative agli eventi fatali avvenuti nei cinque e nei cinquanta anni precedenti.
La tragedia di Casteldaccia, nel palermitano, in cui 9 persone hanno perso la vita rimanendo intrappolate nella villetta sommersa dall’acqua e dal fango del fiume Milicia, è stata solo l’epilogo di un anno che ha visto il nostro Paese messo in ginocchio da una serie di devastazioni dovute al maltempo da Nord a Sud.
Il bilancio è tra i più gravi registrati negli ultimi cinque anni: 38 morti, 2 dispersi, 38 feriti e oltre 4.500 sfollati e senzatetto sono stati causati da frane e inondazioni coinvolgendo 134 comuni e 19 regioni.
“Un bilancio pesante – ha commentato il direttore del Cnr-Irpi, Fausto Guzzetti, secondo quanto pubblica ingegneri.info – specialmente perché le persone spesso perdono la vita in circostanze evitabili. Servirebbe maggiore prevenzione, rendendo i cittadini consapevoli dei rischi a cui sono soggetti, ponendo più attenzione alle criticità del territorio, e osservando rigorosamente norme e vincoli di edificabilità”.
A fianco al Rapporto annuale è stato di recente pubblicato anche il Rapporto Quinquennale per il periodo 1 gennaio 2014 – 31 dicembre 2018, che contiene alcune analisi inedite a scala nazionale e regionale.
È la Sicilia ha detenere il primato del maggior numero di vittime (22 in totale, 5 per frana e 17 per inondazione), seguita dalla Toscana e dalla Calabria (14 ciascuna, 4 per frana e 10 per inondazione la Toscana e tutti per inondazione la Calabria).
I dati parlano di un tema tristemente noto: serve intervenire e con urgenza sulla previsione, la prevenzione e la mitigazione degli effetti del dissesto idrogeologico. Serve un piano di interventi, su scala nazionale prima e regionale poi, che individui le priorità e le azioni di contenimento dei corsi d’acqua più urgenti, unitamente ad azioni a lungo termine ed interventi strutturali. Un’urgenza sentita da più parti e più volte denunciata, non solo a ridosso di una tragedia, come fatto ad esempio dall’Associazione Idrotecnica Italiana con la proposta di introdurre un Idrobonus nel disegno di Legge di Bilancio 2019.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva annunciato a novembre come imminente l’arrivo di un Piano nazionale straordinario di prevenzione proprio per fronteggiare il rischio idrogeologico, poi però scomparso dal calendario di Governo, e di nuovo tornato in agenda negli ultimi giorni secondo quanto lo stesso Conte scrive su Facebook: “Presenteremo in queste settimane di febbraio un grande Piano nazionale, in coordinamento con il ministero dell’Ambiente. Siamo pronti ad avviare da subito centinaia di progetti e opere immediatamente cantierabili, non solo per fronteggiare l’emergenza ma anche realizzare interventi strutturali”.
Foto credit: Foto LaPresse – Guglielmo Mangiapane per Corriere del Mezzogiorno