Un enorme patrimonio inefficiente: il ritardo dell’Italia sulla riqualificazione edilizia

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Il patrimonio edilizio italiano è vecchio, energivoro e climalterante: è la sintesi del rapporto Legambiente “Vivere in classe A”
Il rapporto fa luce sull’inefficienza strutturale dei nostri edifici e avanza delle proposte per accelerare la transizione energetica del nostro Paese, anche in vista degli obiettivi europei di decarbonizzazione.

Il ritardo sulla riqualificazione degli edifici

Il rapporto di Legambiente parte da un’importante premessa: l’Italia è in ritardo perché mancano poco più di sette anni al raggiungimento dei primi obiettivi di decarbonizzazione e, nonostante questa scadenza così vicina, non ha ancora adottato una politica di riqualificazione energetica.

Ricordiamo che l’Unione Europea ha preso una direzione molto chiara su questo tema, ponendo come obiettivo minimo per tutti gli edifici, ad esclusione di quelli tutelati e protetti, il raggiungimento della Classe energetica E entro il 2030.
Per il nostro Paese significherebbe dover intervenire su almeno 6,1 milioni di edifici residenziali, ovvero almeno 871mila edifici l’anno.

I monitoraggi di Legambiente

All’interno del rapporto “Vivere in classe A” trova spazio l’opera di monitoraggio delle dispersioni termiche del patrimonio edilizio condotta dalla stessa Legambiente attraverso le termografie. 
Secondo l’associazione, quella della dispersione termica è una condizione diffusa in tutta Italia, che si verifica indipendente dalla Regione, città o area geografica. 

Dalle immagini pubblicate all’interno del rapporto si possono notare dispersioni evidenti da travi, solai e infissi, la presenza di spifferi, l’utilizzo di materiali non coibentati, l’inefficienza dell’involucro edilizio. Tutti elementi che costringono le persone a tenere accesi i sistemi di riscaldamento per più tempo, innalzando i costi in bolletta. 

Il quadro che emerge è quello di un patrimonio edilizio energivoro, inefficiente e climalterante che ha bisogno di urgenti opere di ristrutturazione ed efficientamento.
Passare dalla classe G alla classe F, oltre che essere un’operazione tecnicamente fattibile per tutti, o quasi tutti, i nostri edifici residenziali, si tradurrebbe in una riduzione dei consumi del 75-80%

Non solo una questione strutturale: gli aspetti ambientali e sociali della riqualificazione

Gli edifici in cui viviamo sono direttamente responsabili della spesa energetica che sosteniamo. Una spesa che, nell’ultimo anno in particolare, pesa in modo importante sul bilancio di ognuno di noi. 
Nel 2022 i consumi di gas sono scesi del 9,8%, arrivando, secondo il Dipartimento Energia del Mase (DGIS). Un calo dovuto sia all’enorme peso dei costi in bolletta sia alle temperature record del 2022

Eppure questa riduzione, associata anche alla sospensione del pagamento degli oneri di sistema, non ha portato particolari effetti sulle bollette.
Secondo l’elaborazione condotta dall’Ufficio Studi CGIA di Mestre, nel 2022 imprese e famiglie hanno sostenuto costi pari a circa 171.066 milioni di euro, facendo registrare un incremento rispetto al 2021 di oltre 91 milioni di euro

Insieme ai costi delle bollette cresce anche la povertà energetica, definita come la difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. 
Secondo lo studio condotto dall’Osservatorio Italiano Sulla Povertà Energetica (OIPE)12, nel 2021 l’aumento significativo dei prezzi e della spesa ha portato a un incremento di 0,5 punti percentuali della povertà energetica. Rispetto all’anno precedente, sono circa 125 mila in più le famiglie interessate da questo problema. Si tratta in particolare di anziani, senza fissa dimora, lavoratori atipici e autonomi, famiglie a basso reddito,  persone con disabilità,  nomadi e Rom, migranti e richiedenti asilo. 
Su base territoriale, le zone a soffrire maggiormente di povertà energetica sono il Sud e le isole.  

È per questi motivi che, secondo Legambiente, al nostro Paese servirebbe una politica stabile e duratura di efficienza energetica per il settore edilizio. Una riforma che non si limiti alla ricerca di un solo sistema incentivante, ma che si trasformi in una grande politica di welfare per imprese e famiglie, contribuendo alla lotta contro l’emergenza climatica in modo importante.

Le proposte di Legambiente per l’efficientamento energetico

Secondo Legambiente, il nostro Paese richiede azioni massive di efficientamento energetico, se vuole stare al passo con le misure in discussione nell’Unione Europea con la Direttiva sulle case Green.
Ricordiamo che gli obiettivi minimi proposti dall’Unione Europea, ad oggi in attesa della revisione europea del sistema di classificazione energetica per gli edifici, si tradurrebbero nel dover intervenire sul 60% del patrimonio edilizio entro il 2030 portandolo almeno in classe E, e poi sul 75% per portarlo almeno in classe D. 

Con un patrimonio edilizio vecchio, inefficiente e insicuro dal punto di vista sismico come quello italiano, dove il patrimonio storico rappresenta solo il 12% del totale residenziale, quello che Legambiente auspica è una risposta legislativa, tecnica ed economica chiara e accessibile a tutti. Una soluzione che permetta al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi europei, ma anche di garantire equità sociale e sostenibilità economica, oltre che promuovere lo sviluppo del settore edilizio

La roadmap tracciata dall’associazione prevede: 

  1. un nuovo sistema incentivante che guardi sua ai singoli interventi sia alla riqualificazione complessiva degli edifici, spingendo soprattutto gli interventi in classi energetiche elevate;
  2. il raggiungimento della classe D come classe minima per aver accesso agli incentivi;
  3. un nuovo sistema incentivante che guardi alla prestazione energetica ottenuta dall’intervento, al reddito delle famiglie, alla messa in sicurezza sismica, ma anche all’abbattimento delle barriere architettoniche, al recupero delle acque piovane a all’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili;
  4. l’eliminazione di ogni tecnologia a fonti fossili dal sistema incentivante e introduzione del blocco alle installazioni dal 2025;
  5. il ripristino della cessione del credito (che potrebbe essere riservata solo agli interventi di efficientamento energetico e a quelli relativi alla messa in sicurezza sismica) e degli altri strumenti alternativi.

Fonti: Civicocinquepuntozero.it, Ediltecnico.it

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